70mila a San Pietro per il Giubileo dei movimenti

È un entusiasmo contagioso quello che ha animato piazza San Pietro fin dal primo pomeriggio, tra canti scanditi dal battito delle mani e un continuo sventolare di bandiere. Il caldo sole romano, dal quale ci si riparava con ombrelli variopinti, ha illuminato il Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità, che ha richiamato in Vaticano oltre 70mila persone provenienti da più di 100 Paesi. In attesa dell’arrivo di Papa Leone XIV, che ha presieduto la Veglia di Pentecoste, gruppi musicali dei vari movimenti hanno animato la festa e la preveglia, facendo cantare, meditare e pregare grandi e piccoli. “Vedere così tanta gente, così tanti giovani, è commuovente”, riflette Adriana, che balla con il piccolo Gabriele. “La Chiesa è viva e lo dimostra la comunione di tanti carismi”. Insieme, simbolicamente abbracciati dal colonnato del Bernini, erano presenti rappresentanti del Cammino Neocatecumenale, dell’Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Comunità cattolica Shalom, le Cellule parrocchiali di evangelizzazione, Charis International, Comunità di Sant’Egidio, Comunità Nuovi Orizzonti, Forum Internazionale dell’Azione Cattolica, Gioventù Ardente Mariana, Opera di Maria – Focolari, Rinnovamento nello Spirito, Associazione Salesiani Cooperatori. Sara è arrivata da Udine. Non fa parte di nessuna associazione: è “una cattolica della domenica”, dice, ma “spinta dalla curiosità” è voluta venire in piazza con il fidanzato. “È magnifico, non immaginavo che nella Chiesa ci fosse una ricchezza simile”.
I carismi in festa e pellegrini di speranza. Sono circa 1.500 gli scout del Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) arrivati a Roma da tutta Italia per il Giubileo. “Un evento che fa sentire la varietà dei carismi nella Chiesa – osserva il presidente Massimiliano Costa –. Ognuno con una propria specificità. Si è uno nella diversità”. Essere scout adulti oggi significa “crescere dando senso alla propria vita in tre modi concreti – prosegue –. Vivere la relazione con gli altri, fare servizio agli altri, rispondere alle necessità del nostro tempo. Il tutto per essere testimoni di speranza”. L’esperienza giubilare è sempre “un’esperienza di grande grazia per la Chiesa universale”, dichiara Giuseppe Contaldo, presidente di Rinnovamento nello Spirito, che con l’occasione ha anche celebrato la 47ª Convocazione nazionale giubilare dei cenacoli, gruppi e comunità del Rinnovamento nello Spirito Santo. È anche “un momento di grazia per coloro che lo vivono – ha aggiunto –. Dire Giubileo vuol dire ritrovarsi e fare memoria. Per i movimenti significa mettersi in cammino, peregrinare”. Significa penetrare nella dimensione spirituale della misericordia, del “perdono dei peccati”, che deve essere accompagnata dal gesto concreto di “risollevare le persone afflitte da tante povertà. Ci facciamo pellegrini di speranza con la Chiesa e portatori dell’annuncio che varca i confini dei nostri territori”.
Vite trasformate, testimonianze di speranza. Particolarmente commovente il video trasmesso in piazza con stralci di udienze dei Pontefici con i Movimenti. È riecheggiata la voce di Papa Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, accolte da lunghi applausi. Spazio poi alle testimonianze, a partire da quella di Hussam, medico oncologo cattolico nato e cresciuto a Nazaret. Vive ad Haifa con la moglie Chiara, italiana, e i figli Giovanni e Marta. Appartiene a Comunione e Liberazione e ha testimoniato la speranza cristiana che nasce dall’incontro reale con Cristo. “Fondamentale – ha detto – è la presenza del patriarca Pierbattista Pizzaballa, che ci ha sempre richiamati ad annunciare la novità che è entrata nella nostra vita e a non nasconderci”. Nella sua professione, Hussam testimonia come anche attraverso la medicina si possa portare pace. Nicola, cresciuto senza l’amore dei genitori, ha incontrato Nuovi Orizzonti: “Stavo distruggendo la mia vita – ha dichiarato –. Oggi, grazie all’amore di Dio, ho una moglie e due figli. Ogni ferita è diventata un calice d’amore”. Alina, della Comunità di Sant’Egidio a Goma (Congo), ha parlato del dramma del suo Paese segnato da guerra e povertà. “In un clima d’odio – ha detto – viviamo il Vangelo come protezione. Abbiamo scelto di allearci con gli anziani per costruire un futuro migliore”. Ha ricordato il giovane martire Floribert Bwana Chui, che sarà beatificato il 15 giugno. Pedro e María, missionari del Cammino Neocatecumenale a Kiev, con 12 figli, hanno testimoniato: “Anche i nostri figli hanno scelto di restare e collaborano. La missione è l’opera che Dio continua in noi”.
@Foto Siciliani/Agensir
