Speranza e giustizia
Speranza e giustizia possono convivere? Di questo si è parlato al Palazzo di Giustizia di Brescia. Il convegno, organizzato dall’Unione dei giuristi cattolici della sede di Brescia, nell’ambito del Giubileo degli operatori di giustizia, ha riunito le più importanti cariche pubbliche e i massimi rappresentati di autorità inquirenti e giudicanti: le presidenti della Corte d’Appello e del Tribunale di sorveglianza, il procuratore generale, il presidente dell’Ordine degli Avvocati, la Sindaca e il vicesindaco, le principali forze dell’ordine e il vescovo Pierantonio Tremolada. In un contesto laico, si è discusso di tematiche ben più profonde rispetto alla mera applicazione delle norme giuridiche e l’intervento del Vescovo ha sigillato l’importanza dell’evento. Concentrandosi sulla frase latina “Spes non confundit” (la speranza non delude), i relatori si sono confrontati sulle tematiche più spinose e sul quesito fondamentale: può il concetto di speranza essere intellegibile all’interno delle norme create dallo Stato per regolare il comportamento dei propri cittadini? Il confronto si è articolato sul tema della normativa penale e, in particolare, della riabilitazione del condannato. Da un lato, si è osservata l’esigenza dello Stato di sanzionare e limitare il cittadino resosi responsabile di reati, vista l’esigenza di tutelare la comunità, dall’altro si è sottolineata l’esigenza di porre una speranza affinchè il reo possa essere messo in condizione di pentirsi e reintegrarsi nella società, adeguandosi alle regole. Senza la speranza di un reinserimento, la società perderebbe l’interesse a favorire norme agevolanti la reintegrazione del cittadino. L’intervento del Vescovo si è concentrato sul Vangelo di Giovanni 8,1-11. La frase “Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra” è stata applicata in chiave interpretativa del rapporto fra speranza e diritto, nel senso della comprensione cristiana verso il responsabile di reati, nell’intento di favorire il perdono. Il convegno non ha mancato di toccare elementi concreti della normativa europea (Carta europea degli anziani – 2010) e italiana dimostranti l’esistenza, alla base, del concetto di “speranza”. Si tratta di un “corpus” di norme variegate e trasversali, da quelle del Codice della sorveglianza, destinato ai condannati penali, a quelle poste a tutela degli ammalati e degli anziani, aventi diritto ad avere la speranza di una vita serena. Il legislatore è attivo (Legge 33/2023, D.L. 29/2024) nel tutelare e proteggere queste categorie. La normativa è articolata pur con ampio margine di miglioramento (norme sugli amministratori di sostegno e su caregiver familiari).