La forza della bontà che disarma
Una pace disarmata, umile e perseverante per costruire una pace disarmata. E poi la cocciutaggine di chi si ostina a porre il bene prima di ogni altra condizione. E lo spirto missionario ovunque. Sono alcuni dei tratti che uniscono le prime parole di Papa Leone XIV all’opera di Ernesto Olivero e del Sermig di Torino e che risuonano con forza alla vigilia del vertice di Istanbul tra Russia e Ucraina per porre fine alla guerra. Un’unione che pare essere sorprendente ma che, come lo stesso Olivero dice al Sir, è cosa naturale se si parte dal Vangelo.
Pace disarmata per tutto il mondo. È stato questo uno dei primi messaggi di Leone XIV. Un messaggio molto simile a quello del Sermig: “La bontà è disarmante”. Che cosa si può trarre da questa similitudine?
Per noi è stata ed è la sintesi di un impegno che non si ferma mai. Abbiamo visto questa bontà disarmante all’opera nella trasformazione di un vecchio arsenale di guerra in Arsenale della Pace, ma abbiamo colto anche una sfumatura in più. Il desiderio di bene è disarmante perché è ciò che accomuna ogni uomo e donna di buona volontà. È possibile costruire insieme, credere nelle opere di giustizia come via della pace, e trovare così il terreno di un impegno comune. Questa bontà abbatte i muri, disarma i cuori, diventa chiave per dialogare con l’uomo, alimenta la speranza. Sentire Papa Leone parlare di una pace così mi ha scaldato il cuore.
Eppure, nelle stesse ore dell’elezione del nuovo papa, il rischio di una nuova guerra, quella tra India e Pakistan, si è concretizzato quasi all’improvviso. Davvero l’umanità non capisce?
Purtroppo è così. Si dice che la storia sia maestra, ma è come se non ci avesse insegnato nulla. Verrebbe da dire che gli uomini siano cattivi allievi. Pensiamo ai milioni e milioni di morti delle guerre passate, all’odio non ancora rimarginato, alla violenza cieca che ha lasciato ferite terribili nel cuore e nella vita di tanti. Ma tutto questo ci commuove, ci spinge alla conversione, ci sprona a costruire un mondo nuovo? Ognuno deve dare la sua risposta. Oggi viviamo un tempo difficile, ma come dico sovente questo è il nostro tempo, non ne abbiamo un altro. Siamo chiamati a custodirlo e a trasformarlo. Non credo che le donne e gli uomini siano cattivi allievi: forse allievi che occorre prendere per mano. Io spero sempre che chi è buon allievo oggi trascini con sè altri allievi ad esserlo.
Costruire ponti e accogliere. Si tratta di un altro messaggio del nuovo Pontefice. Quanto è difficile accogliere? E quanti ponti sono miseramente crollati?
L’appello del Papa è splendido nella sua semplicità. Parlare di dialogo in un mondo che si fa la guerra sembra utopistico, ma non esiste un’alternativa se non quella di una distruzione ancora più insensata. Dobbiamo però essere molto onesti, perché accogliere, non stancarsi di farlo, accettare la sfida della diversità non è qualcosa che viene automatico. L’io cerca in modo quasi naturale un appagamento, le proprie ragioni, la logica di chi grida più forte. L’incontro con l’altro, al contrario, è una scelta del cuore e dell’intelligenza. Bisogna volerlo! Bisogna credere che il dialogo comincia da me, da te, da tutti noi. Solo così può diventare una forza di bene contagiosa. Certo, lo so: è difficile, è una strada in salita. Ma lo ripeto: è l’unica strada che possiamo percorrere.
Sembra quasi che fare del bene e accogliere, avere pietà e condividere siano cose assurde. Quanto devono essere cocciuti i Cristiani oggi?
Moltissimo, come ogni uomo e donna che crede nel bene. Non dobbiamo rassegnarci e nemmeno perdere la fiducia, con una consapevolezza di fondo: solo la luce annulla il buio, solo persone buone possono indicare la strada, solo chi ha il coraggio di mettersi nei panni degli altri può rischiarare anche la notte più nera.
Il nuovo Papa è anche un Papa missionario. Sermig è il Servizio Missionario Giovani: un’altra analogia. Che ne pensa?
Le analogie nascono dal Vangelo accolto, vissuto pur con tutti i limiti umani. La missione spinge, muove, tira fuori il meglio delle nostre motivazioni. La missione poi ci aiuta a vedere il mondo dalla parte giusta, quella degli ultimi, di chi fa fatica, di chi è nelle lacrime. Se accetteremo di avere questo sguardo cresceremo in umanità, ci faremo interpellare dalla realtà che bussa alle nostre porte, non cederemo all’indifferenza, ma davanti ad una fatica saremo pronti ad essere riparo, sostegno, aiuto. Prego perché il nuovo Papa ci aiuti ad avere chiara questa meta, per aiutarci a scegliere sempre la parte migliore.
(Foto Agensir)
