Di cuore per cuore

Tutto è pronto per il grande disegno sul sagrato: lo faremo per tutta la notte, con i bambini e le loro famiglie, poi con gli adolescenti. Lo faremo per la pace, soprattutto pensando ai bambini e ai ragazzi che non possono vivere momenti felici, come noi al grest, a causa della guerra. Forse è una cosa un po’ troppo esagerata, nelle misure (100 metri) e nel tempo (per tutta la notte). L’esagerazione, però, è un’altra e la sento con tutto il suo titanico peso, appena prima di dare il via all’opera collettiva: nel mondo ci sono più di 470 milioni di bambini e ragazzi coinvolti nelle situazioni belliche in atto. Per capirci: otto volte l’Italia. Mi manca il fiato. Nessuna misura del disegno può competere con quell’orrendo numero. Ma i numeri possono moltiplicarsi, anche a partire da pochi: così abbiamo ritagliato il nostro disegno, lo abbiamo diviso perché raggiungesse più case e più persone (nella foto, i ragazzi lo consegnano al Prefetto). È sempre poco, lo sappiamo: abbiamo, però, evitato che il nostro cuore si facesse piccolo nell’indifferenza e rimanesse, invece, un moltiplicatore. La pace funziona così: di cuore in cuore. O meglio: di cuore per cuore.
