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Città del Vaticano
di REDAZIONE - AGENSIR 19 mag 2025 07:44

Leone XIV e l'impegno per la pace di Cristo

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Dall'Ucraina e da Gaza grande attenzione per le parole del nuovo Papa

“In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace”,

il programma del pontificato: “Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo”.

Il pressante invito per la pace lanciato da Leone XIV nella Messa di inizio del suo pontificato di ieri in piazza San Pietro è stato ascoltato con grande attenzione da chi vive in contesti di guerra che non sembrano avere fine, Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev-Halyc e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Leone XIV ha già avuto modo di incontrarlo in udienza privata. “Gli ho detto – ha sottolineato - che siamo una Chiesa che vive in mezzo alle sofferenze del proprio popolo, che fascia le ferite. Non c’è famiglia oggi in Ucraina che non pianga la morte del proprio figlio, marito, fratello o viva l’ansia di non sapere dove sta. Il Papa ascoltava. Gli ho spiegato che ovunque io vada, le persone mi affidano liste di familiari dispersi o prigionieri. Nomi concreti, con i volti, con i dati. Abbiamo consegnato nelle mani del Papa quasi 500 nomi. Lui li ha scorsi soffermandosi e guardando i volti che li accompagnavano. Poi mi ha detto: faremo tutto il possibile per favorire spazi del dialogo e fermare la guerra”.

Un Papa che non perde occasione per invocare la pace, che arriva ad offrire il Vaticano come sede dell’incontro tra Russia e Ucraina, accende grandi speranza, come aveva fatto anche Francesco, nel popolo ucraino, perché si giunga a una soluzione definitiva ed equa del conflitto. “La pace – ha sottolineato mons. Sviatoslav Shevchuk riprendendo le parole di Leone XIV  Perché, non è tregua dove basta una scintilla per far riesplodere tutto. La pace, che è dono di Dio, va collegata con la giustizia. Ed è ciò che il nostro Paese ha gridato dall’inizio dell’invasione su vasta scala. E la pace non può essere disgiunta dalla verità. Altrimenti diventa una pace tradita o menzognera. Leone XIV ha chiarito che serve una pace positiva”.

Con grande attenzione e attesa guarda al nuovo Papa anche il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa. “In un mondo ferito da guerre, odio, discordie, sfruttamento, pregiudizi, paura del diverso, la risposta è la pace quella che nasce da Cristo, non certo una pace politica o semplicemente determinata da ‘assenza di guerra’” è stato il suo commento alle parole che Leone XIV ha pronunciato ieri durante la messa per l’inizio ufficiale del suo ministero petrino e successivamente alla recita della preghiera del Regina Coeli. “La parola ‘pace’ è risuonata più volte in questi giorni – ha affermato il patriarca – e quelle parole di Gesù a Pietro, ‘mi ami tu?’, citate dal Papa, diventano di fatto il paradigma della vita cristiana che ha come conseguenza proprio la pace. L’amore verso Dio e verso i fratelli conduce alla pace, quella di cui abbiamo bisogno un po’ tutti, in tutto il mondo, ma soprattutto in Terra Santa, dove parlare adesso di amore fraterno è difficile, un qualcosa di molto astratto, lontano dalla realtà”. Per il card. Pizzaballa dal Papa è venuto “un invito all’intera comunità cristiana, in questo caso io penso alla nostra, a restare unita ma non per paura dell’altro, ma per l’amore a Cristo. È questo amore che crea unità che genera fermento anche nella vita pubblica”. Riferendosi alla situazione dentro Gaza, dove, sono state parole di Leone XIV, “i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame” per la mancanza di aiuti umanitari, il patriarca Pizzaballa non ha dubbi: “Non possiamo permetterci il lusso di arrenderci e di fermarci, lo dobbiamo ai nostri cristiani locali, innanzitutto, e a tutti quelli che sono lì; dobbiamo fare tutto il possibile per portare aiuto”.

Foto Vatican Media/Sir


REDAZIONE - AGENSIR 19 mag 2025 07:44

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