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Roma
di PATRIZIA CAIFFA 13 ago 2025 14:52

Pax Christi: Per amore di questi popoli non tacere

“Per amore di questi popoli non taceremo. Andiamo avanti con coraggio, fermezza e determinazione e continuiamo il nostro cammino. Shalom, Salam. E speriamo nella pace tra questi due popoli”. Queste le parole del vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi, in collegamento da Taybeh, un villaggio cristiano in Cisgiordania, a 15 km da Gerusalemme, dove si trova oggi il gruppo della campagna “Ponti non muri” di Pax Christi, di cui faceva parte anche don Nandino Capovilla, il parroco di Marghera espulso lunedì all’aeroporto di Tel Aviv dalle autorità israeliane. Durante la conferenza stampa in corso oggi nella parrocchia di Marghera mons. Ricchiuti ha espresso un sogno di pace: “Una marcia di 500.000 persone che parta dall’Egitto e arrivi a Gaza. Saremmo contenti se venissero Papa Leone, il card. Pizzaballa, gli imam, il rabbino capo e il patriarca ortodosso. Loro avanti e noi dietro, percorrendo le strade di Gaza devastate”. Nel pomeriggio il gruppo incontrerà il patriarca emerito Michel Sabbah e venerdì il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme: “Ci uniremo alla sua richiesta di riprendere i pellegrinaggi”.

“Qui a Taybeh la situazione è caldissima in tutti i sensi, per tutto ciò che stiamo vivendo e ascoltando. Siamo vicini a don Nandino e turbati per quanto successo”, ha detto mons. Ricchiuti, raccontando di aver incontrato finora a Gerusalemme una associazione di attivisti israeliani, i responsabili dell’Ocha (Nazioni Unite), un centro di formazione e una biblioteca gestiti da palestinesi, che hanno vissuto la terribile esperienza delle carceri israeliani. La comunità cristiana di Taybeh ha subìto di recente minacce e assalti, e sono state appiccati incendi. In seguito a questi episodi, c’è stata la visita di solidarietà del patriarca, il card. Pierbattista Pizzaballa. Le inchieste israeliane hanno smentito che siano stati i coloni. Qualche giorno dopo è stata bombardata la parrocchia di Gaza.

“Basta con la vendita di armi ad Israele. A giugno abbiamo chiesto all’Italia di non rinnovare l’accordo con Israele invece è stato rinnovato”. Lo ha ribadito don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, durante la conferenza stampa in corso oggi a Marghera sull’espulsione di don Nandino Capovilla da Israele. Il parroco di Marghera viaggiava con un gruppo della Campagna “Ponti non muri” di Pax Christi Italia ma è stato bloccato all’aeroporto di Tel Aviv, mentre gli altri hanno proseguito. “L’Italia è il terzo Paese che vende armi a Israele”, ha affermato don Sacco, riferendosi a recenti dichiarazioni del Ministro della Difesa che solo ora criticano quanto sta facendo il governo israeliano a Gaza. “E’ davvero ipocrita perché vendiamo armi, acquistiamo cybersecurity, siamo legati a doppio cappio con Israele – ha affermato don Sacco -. Gli F35 sono fatti insieme, ci sono stati incontri tra rappresentanti dei ministeri italiani e israeliani”. Il sacerdote ha citato poi alcune cifre: “Con 72 miliardi di euro nel 2023 la Ue è il più importante investitore in Israele, il doppio degli Usa (39 miliardi). Cosa ci impedisce di prendere atto dei crimini di Israele? Gli accordi economici cui siamo legati enormemente. La sentenza della Corte penale internazionale che chiede l’arresto di Netanyahu non viene presa in considerazione perché abbiamo le mani sporche”.
Secondo don Sacco “per far leva sul governo italiano è importante la presenza nei territori di comitati spontanei di cittadini che protestano, gli ordini del giorno dei consigli comunali, le prese di posizione di insegnanti e presidi: servono a tener viva la coscienza perché il governo interrompa questi legami, altrimenti siamo in una situazione di complicità”.
Betta Tusset, della campagna “Ponti non muri” di Pax Christi Italia, ha precisato che l’iniziativa è nata il 9 ottobre 2004 ed è legata ad una campagna internazionale riferita alle parole di Papa Giovanni Paolo II. Lo scopo della Campagna è andare periodicamente “nei Territori palestinesi occupati, in Cisgiordania, a Gaza e in Israele ad ascoltare gli israeliani che si battono per la giustizia, ad incontrare le comunità cristiane e musulmane nei campi profughi dove la gente soffre: non dal 7 ottobre 2023 ma dal 1948. La nostra fede va incontro alle persone che vediamo soffrire da decenni perché sotto occupazione, perché vedono distrutte le loro case, sono imprigionati illegalmente”. “Non esitiamo a definire genocidio la situazione che si è creata a Gaza dopo il 7 ottobre – ha affermato -. Accompagniamo gruppi da 20 anni con la forza del diritto internazionale e dell’umanità perché c’è una popolazione oppressa”. Altre azioni sono la sensibilizzazione in Italia, incontrando giovani, comunità cristiane, scout, perfino suore nei conventi di clausura, per “unirsi a noi in questo tentativo di dare voce a chi non ce l’ha. Noi rispettiamo il desiderio dei palestinesi di vivere in quella terra insieme agli israeliani ma con gli stessi diritti”.

“Una agente israeliana mi ha letto un documento in cui si diceva che ‘io sono un pericolo per lo Stato di Israele’ come fosse una sentenza. Mi ha detto di firmarlo ma io non l’ho firmato. Non dovremmo più firmare nessun accordo con Israele”. Lo ha affermato oggi don Nandino Capovilla, parroco di Marghera e membro di Pax Christi, raccontando, durante una conferenza stampa, l’episodio della sua espulsione di lunedì all’aeroporto di Tel Aviv. Don Capovilla è stato trattenuto 7 ore mentre era in viaggio con un gruppo di 18 persone della campagna di Pax Christi “Ponti non muri”, che ora è in Cisgiordania. Don Capovilla ha ringraziato il card. Matteo Zuppi, il patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia, la Santa Sede e tutta la Chiesa “per il sostegno” e per essere intervenuti in suo aiuto. “Ma io non ho subito nessuna angheria – ha precisato -. Questa privazione della libertà personale a me non è costata nulla. Milioni di persone in Palestina sono invece privati della libertà di andare in ospedale, muoversi, vivere”. Ha poi ricordato che il 21 novembre 2024 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro il presidente Netanyahu e altre autorità israeliane: “Chi è che deve essere arrestato?”. Criticando i governi che ancora appoggiano Israele ha sottolineato: “Gli impegni dei Paesi sono espliciti e non dovrebbero sostenere chi è responsabile di genocidio”.
Ha inoltre annunciato che se dovesse passare il disegno di legge governativo “che vieta ogni manifestazione sulla Palestina perché considerata antisemita, io sarò in piazza lo stesso”. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti su quanti chiedono una visita di Papa Leone XIV a Gaza ha detto: “Se andasse lì vicino e facesse un saluto a Gaza certamente sarebbe una buona cosa”. “Dobbiamo riempire la Palestina della nostra presenza – ha affermato -. È una grande sofferenza per me non poterci più andare. Sarebbe bello riprendere i pellegrinaggi con la libertà di non tacere quando si vedono soprusi sui cittadini”.



(Foto AFP/SIR)

PATRIZIA CAIFFA 13 ago 2025 14:52