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Memphis
di REDAZIONE 04 apr 2018 07:59

M.L.King: una vita per i diritti umani

Il 4 aprile 1968 veniva assassinato a Memphis il leader afroamericano. Il ricordo di mons. Ivan Jurkovič, osservatore della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra,

Martin Luther King è “un personaggio monumentale nella storia della difesa dei diritti dell’uomo. Senza dubbio, si potrebbe dire che con lui comincia un periodo nuovo, accompagnato anche da uno sviluppo generale della società, della democrazia, e così via. Probabilmente, rimarrà per sempre tra i grandi del XX secolo, ai quali bisogna dire che se ne sono aggiunti altri: è stato accompagnato da altri esempi. In ogni caso bisogna riconoscere che con lui c’è l’inizio di un’epoca nuova”.

Nel 50° della morte di Martin Luther King, assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis, l’Osservatore della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Ivan Jurkovič, si sofferma – intervistato su www.vaticannews.va – sull’eredità del leader afroamericano e sulla particolare sintonia tra King e Papa Francesco. La figura del pastore afroamericano, spiega il sito, è fonte di ispirazione anche per Papa Francesco, che a lui ha fatto riferimento nello storico discorso al Congresso degli Stati Uniti, il 24 settembre 2015, e che, meno di un mese fa, ha ricevuto in udienza Bernice Albertine, la figlia minore di Martin Luther King, anch’ella impegnata per la non-violenza

In più parti del mondo rinascono razzismi, discriminazioni… Cosa può fare la Santa Sede e che cosa sta facendo, anche alle Nazioni Unite, anche prendendo esempio proprio da un uomo come Martin Luther King?

“Quello che si deve dire – ciò che si vede alle Nazioni Unite – è che questioni così essenziali hanno bisogno di una continua attenzione e questa attenzione non può essere solo burocratica, delle persone che lavorano e sono coinvolte nel lavoro, ma anche da parte delle personalità. La visibilità si raggiunge solamente attraverso i personaggi: i grandi temi dell’umanità devono essere difesi dai grandi personaggi. Papa Francesco lo fa – lo fa in maniera splendida – e tutti riconoscono questo suo ruolo che si è guadagnato in così breve tempo. Il Papa crede che l’unico futuro degno della persona umana è quello che include tutti. E dobbiamo perseguire e difendere questa visione, che è anche quella di Martin Luther King: tutti possiamo essere felici, ma questo avviene solamente se sono inclusi tutti, dall’ultimo al più privilegiato e viceversa”.

Martin Luther King nasce da una famiglia di pastori della Chiesa battista il 15 gennaio del 1929 ad Atlanta, in Georgia, nel profondo sud degli Stati Uniti, dove il razzismo è estremamente radicato e dove il colore della pelle rappresenta un ostacolo ancora insormontabile.

Si dedica allo studio, laureandosi in filosofia e diventando anch’egli pastore, per poi iniziare la sua inarrestabile e pacifica battaglia contro la segregazione razziale. King ammira la figura del Mahatma Gandhi e la sua dottrina della nonviolenza, basata sul rifiuto dell’uso della violenza fisica, al fine di raggiungere obiettivi sociali o cambiamenti politici.

L’arresto nel 1955 Rosa Parks, sarta e attivista di colore, perché si era rifiutata di cedere il posto a un bianco su un autobus, è la molla che fa scattare nel giovane pastore la decisione di lottare contro questa ingiustizia. Guida dunque una massiccia campagna di boicottaggio da parte di tutti gli afroamericani nei confronti dei mezzi pubblici locali.

Il boicottaggio si protrae per ben 382 giorni, con una rilevante eco mediatica, e si conclude con un’importante vittoria: nel 1956 la Corte suprema degli Stati Uniti stabilisce infatti l’incostituzionalità delle leggi sulla segregazione sui mezzi di trasporto. Il discorso più famoso di Martin Luther King, che contiene la celebre frase “I have a dream”, si tiene a Washington il 28 agosto 1963, in occasione di una grande manifestazione per i diritti civili, davanti ad una folla di 200mila persone. Nell’appassionato discorso King chiede semplicemente giustizia e uguaglianza e sogna “che i miei quattro bambini vivano un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per quello che sono nel cuore”.

Il 10 febbraio 1964 viene approvato il Civil rights act, legge per i diritti civili che aboliva la discriminazione nei servizi pubblici di ogni genere, alberghi e motel, ristoranti e stadi, teatri, biblioteche pubbliche, nel lavoro e nei sindacati dei lavoratori.

Nello stesso anno Martin Luther King viene insignito del premio Nobel per la pace, all’età di 35 anni è il più giovane vincitore nella storia di questo. King diventa il bersaglio di minacce d’ogni genere. Il 30 giugno un attentato dinamitardo gli distrugge la casa, senza conseguenze per la famiglia. Il 4 aprile 1968 a Memphis, Tennessee, Martin Luther King viene ucciso da un colpo di fucile di grosso calibro poco prima di andare ad un incontro in una chiesa locale. Il suo assassino, James Earl Ray, viene arrestato due mesi dopo ma l’uomo, dopo l’iniziale confessione, smentisce il suo coinvolgimento parlando di un complotto contro King. L’omicidio fa divampare la rabbia della comunità nera dando vita ad una rivolta in tutti i ghetti d’America con un terribile bilancio, quarantatré morti, cinquecento feriti e ventisettemila arresti.

Nonostante la durata troppo breve della sua vita, Martin Luther King ha cambiato radicalmente la lotta per i diritti degli afroamericani, dando nuova linfa agli ideali di un’intera generazione. Per ricordare la sua lotta il terzo lunedì di gennaio negli Stati Uniti, si celebra il Martin Luther King Day.

La ricorrenza è stata celebrata per la prima volta il 20 gennaio del 1986, in seguito a una legge firmata nel 1983 dal presidente Ronald Reagan.

REDAZIONE 04 apr 2018 07:59