Sono sempre di più i piccoli schiavi invisibili
In occasione della Giornata mondiale contro la tratta di Esseri Umani, che si celebra il 30 luglio, Save the Children ha pubblicato la XV edizione del suo dossier

In occasione della Giornata mondiale contro la tratta di Esseri Umani, che si celebra il 30 luglio, Save the Children ha pubblicato la XV edizione del dossier "Piccoli Schiavi Invisibili", puntando i riflettori su una delle emergenze più gravi che coinvolge l’infanzia: la tratta e lo sfruttamento minorile. Ogni anno vogliamo offrire una fotografia aggiornata del fenomeno, analizzandone l’evoluzione, le cause e le nuove modalità.
Il rapporto, dedica un focus al ruolo delle tecnologie digitali, che stanno trasformando in modo radicale le modalità di adescamento, controllo e sfruttamento dei minori.
Nella nuova edizione di “Piccoli Schiavi Invisibili” , emerge che nel mondo una persona su quattro in condizione di sfruttamento o schiavitù moderna è minorenne. Questo dato equivale a 12,3 milioni di bambine, bambini e adolescenti, di cui circa 9 milioni sono vittime di matrimoni forzati, mentre i restanti 3,2 milioni sono divisi in sfruttamento sessuale (1,6 milioni), sfruttamento lavorativo o in attività illecite (1,3 milioni) e lavori forzati impostati dalle autorità statali (320.000).
Per quanto riguarda la tratta, nel 2022, più di una vittima su 3 era minorenne. Rappresenta il 38% del totale delle 68.836 persone coinvolte per cui è stata rilevata l’età, cioè oltre 26mila bambini e adolescenti, accertati globalmente. Il fenomeno riguarda in modo crescente sia le ragazze, tra le vittime trafficate a fini di sfruttamento sessuale, sia i ragazzi, coinvolti soprattutto in lavori forzati, specie in Europa e Nord America, e alla forte crescita delle vittime minorenni in Africa Sub-Sahariana. Le ragazze rappresentano il 57% delle vittime minorenni rilevate a livello globale e nel 60% dei casi il loro sfruttamento è di tipo sessuale. I ragazzi coinvolti in situazioni di lavoro forzato sono il 45%. Sono i Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi a essere quelli con la più alta incidenza di vittime minorenni: più di 3 vittime su 5, tra quelle rilevate, sono sotto i 18 anni (67%). Seguono l’Africa Sub-Sahariana e i Paesi del Nord Africa con, rispettivamente, il 61% e il 60% dei minori tra le vittime di tratta.
Crisi economiche, guerre, disastri ambientali e migrazioni forzate, si legge ancora nel rapporto di Save the Children, sono tra le cause principali dell’aumento della complessità dei fenomeni della tratta e dello sfruttamento minorile. In questo contesto di instabilità, le tecnologie digitali vengono usate in modo sempre più sistematico dalle reti criminali per il reclutamento, il controllo e lo sfruttamento, attraverso app di messagistica, social media, criptovalute e strumenti di comunicazione criptata.
Anche le crisi migratorie rendono molti minori estremamente vulnerabili: le rotte, che attraversano zone con debole presenza istituzionale, rappresentano opportunità per le reti criminali, che intercettano bambini e adolescenti in fuga o non accompagnati, destinandoli a circuiti di sfruttamento sessuale, lavoro coatto o economia criminale.
La tratta e dello sfruttamento dei minori, continuano a minacciare i diritti e la sicurezza di bambine, bambini e adolescenti. Le vittime sono spesso coinvolte in forme multiple di sfruttamento: sessuale, lavorativo, forzato in ambito domestico, fino al coinvolgimento in attività criminali forzate o accattonaggio coatto.
Secondo “Piccoli Schiavi Invisibili”, poi, il fenomeno non risparmia neanche l’Europa. Nel 2023 le vittime minorenni di tratta costituiscono il 12,6% del totale, pari a 1.358 bambine, bambini e adolescenti. Francia (29,4%), Germania (17,7%) e Romania (16,3%) sono i Paesi con il maggior numero di vittime di sfruttamento, che nel 70% dei casi è stato per fini sessuali, mentre il restante 30% è impiegato in lavoro forzato o in altre forme come l’accattonaggio forzato o attività criminali forzate come rapine, borseggi o spaccio di sostanze stupefacenti.
In Italia, un Paese crocevia di transito e destinazione, la tratta e lo sfruttamento dei minori rappresentano una realtà sommersa, che coinvolge flussi migratori internazionali e contesti interni di vulnerabilità sociale. Generalmente, i trafficanti cercano di adescare minori che provengono da contesti sociali e familiari fragili, che vivono in condizioni di povertà e in alcuni casi soffrono di disturbi psicologici.
La digitalizzazione della società contemporanea ha profondamente trasformato il panorama della tratta e dello sfruttamento minorile. In questo contesto, si parla sempre più spesso di “e-trafficking”, che include tutte le forme di tratta e sfruttamento di esseri umani che si avvalgono in modo determinante delle tecnologie digitali, sia per il reclutamento, l’adescamento e il controllo delle vittime, sia per la gestione logistica, il pagamento e la distribuzione dei profitti.
Tecniche come il grooming o il fenomeno dei “lover boys” sfruttano il bisogno di affetto e approvazione, manipolando le emozioni per ottenere obbedienza e silenzio. I social diventano strumenti di controllo, e l’età delle vittime si abbassa sempre più: oggi si registrano casi già a partire dai 9 anni.
“Ogni anno milioni di bambine, bambini e adolescenti vengono coinvolti in forme diverse di abuso: dallo sfruttamento sessuale e lavorativo, all’accattonaggio forzato, dallo sfruttamento domestico fino al coinvolgimento in attività criminali. Le reti criminali hanno saputo velocemente intercettare la fascinazione dei più piccoli per le tecnologie digitali e le debolezze della rete di protezione on-line dove poter insinuarsi per adescare e sfruttare i minorenni senza neanche doverli necessariamente incontrare, tanto che la maggioranza delle vittime con meno di 18 anni in Europa è di cittadinanza europea e molto spesso lo sfruttamento è avvenuto nel Paese di appartenenza. È fondamentale ora che la rete di protezione – istituzionale e della società civile – risponda con altrettanta velocità”, ha dichiarato Antonella Inverno, Responsabile Ricerca e Analisi di Save the Children.
