La sorprendente estensione vocale di Hatis Noit
Ci sono dei luoghi nelle città che restano per lungo tempo nascosti, in sordina, situati negli anfratti, poco visibili, bisogna andare a scovarli a tentoni. Il "Mita" Centro culturale, in via Privata De Vitalis 2b a Brescia, nella zona che dalla Stazione conduce verso il Quartiere Lamarmora, è uno di questi. "Mita", progettato dallo studio OBR, è uno spazio moderno e aperto alla città ed è l’estensione operativa della Fondazione Tassara, costituita dall’imprenditore Romain Zaleski. Si occupa di valorizzare la collezione di tappeti Zaleski e di organizzare e promuovere eventi culturali. Tra questi la rassegna musicale "Voices /Hybritude", inaugurata nel 2023 e giunta quest’anno alla terza edizione. Per l’apertura di "Voices 2025" è stata invitata "Hatis Noit", artista vocale giapponese originaria della lontana Shiretoko, nell'Hokkaido, ma ora residente a Londra.
"Hatis Noit" ha confermato e rafforzato dal vivo tutto il bene che si dice di lei. Artista ancora poco conosciuta la cantante giapponese ha ammaliato il pubblico presente nel piccolo ma accogliente spazio del Mita. Un concerto nel quale la cantante è entrata da sola, scalza, con la sua voce, il microfono e davanti una pedaliera dalla quale con i piedi azionava samples che riproducevano la sua voce registrata mentre cantava. Una sovrapposizione vocale densa e fascinosa, condita da qualche altro suono e rumore, ma con al centro la sua voce. La sua estensione vocale è sorprendente, plasmata attraverso un lungo lavoro da autodidatta. "Hatis Noit" attinge da varie fonti, si ispira al Gagaku (musica classica giapponese), agli stili operistici, al canto bulgaro e gregoriano, fino ai cantanti d'avanguardia e pop e per questo l’esito non è classificabile in un genere preciso.
"Hatis Noit" domina una scena minimale, solo tappeti e luci per i due piani del teatro, con il pubblico a due metri che osserva, ascolta, sorseggia un gin tonic. La cantante mantiene della terra d’origine l’innata eleganza, il vestito, la delicatezza, il passo silente e soprattutto la voce sublime, capace di elevarsi ai massimi livelli come di affievolirsi dolcemente. In alcuni momenti della serata HATIS racconta, del Giappone, di Fukushima, dei campionamenti che usa come tavolozza per dipingere con la voce. Un concerto tra sogno e poesia, fatto di suggestioni, gorgheggi, con la voce usata come fosse suono. Una decina di brani che hanno abbracciato e conquistato un pubblico attento e molto coinvolto nel viaggio ultraterreno di un’artista deliziosa ed originale, unica