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di ILARIO BERTOLETTI 30 apr 2015 00:00

Alloggiare i pellegrini...

La quarta opera di misericordia commentata da Ilario Bertoletti

“E i discepoli gli domandarono: Perché dunque dicono gli scribi che prima deve venir Elia? Ed egli, rispondendo, disse loro: Certo, Elia deve venire e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto, e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto tutto di lui quello che hanno voluto; così anche il Figliuol dell’uomo ha da patire da loro” (Matteo 17, 11-12). ”Due di loro se ne andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus, distante da Gerusalemme 60 stadi e parlavano tra di loro di tutte le cose che erano accadute. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano” (Luca 24, 13-16).

Questi due passi evangelici possono introdurre all’opera di misericordia di questa settimana. Chi è il pellegrino? Colui che giunge, inatteso, con un volto e un nome sconosciuti. Colui che di primo acchito non appartiene alla comunità etnica, religiosa, politica. Pellegrino è chi, intraprendendo un viaggio, attraversa luoghi e popoli nei confronti dei quali si instaura ogni volta una dialettica del riconoscimento. In quanto estraneo, il pellegrino può apparire portatore di minacce, poiché col suo esserci fa venir meno le certezze delle identità e memorie collettive. L’altro: colui che è venuto, imprevisto, inquietante. Uno stupore che può diventare paura. Paura che scatena un conflitto: volontà di annichilire l’altro. Ma lo stupore – se intervengono la parola, l’ascolto – può diventare confronto: un percorso di reciproco riconoscimento. Ove i soggetti differenziandosi giungono alla mutua accettazione che l’altro è costitutivo della stessa identità: l’identità di ciascuno è qualcosa di complesso, costruito nel tempo: “Identità di identità e differenza”.

L’incontro con il pellegrino oscilla quindi tra questi opposti: un potenziale conflitto, un possibile dialogo. Se nella storia diverse sono state le figure del pellegrino, in questi anni esse hanno assunto i volti del migrante. La dialettica tra conflitto e incontro s’e’ trasformata in quella tra respingimento o accoglienza. Di fatto un conflitto perpetuo, con la sua scia di sorda e anonima morte. Ma quei passi dei vangeli non sono lì a rammentarci il segreto escatologico custodito da ogni pellegrino? Elia e Gesù, in quanto figure messianiche, hanno i tratti del diverso, dell’inatteso, del “non riconosciuto”. Come se il dubbio di Gesù – alla fine dei tempi chi riconoscerà il Figlio dell’uomo ritornato sulla terra?– si stesse trasformando in un’indifferente certezza.
ILARIO BERTOLETTI 30 apr 2015 00:00