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di MARCO TRABUCCHI 07 mag 2025 08:40

Cura e tecnologia avanzate

Ogni giorno riceviamo dettagliate informazioni sui progressi delle nuove tecnologie nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura delle malattie. Sono stati recentemente sperimentati, ad esempio, interventi chirurgici gestiti da automi, senza diretto controllo medico. Nell’insieme, sembra configurarsi un mondo dai contorni ancora non ben delineati, ma fonte di grande preoccupazione, nel quale la macchina si assume responsabilità dirette nella cura. Che fare, se vogliamo assistere a questa rivoluzione senza esserne travolti? Sarebbe un errore assumere atteggiamenti critici a priori, lasciandoci guidare da critiche frustranti e inutili: la forza del progresso tecnico non si ferma certamente di fronte alle incertezze di chi non sa opporre atteggiamenti e progetti di valore. Come possiamo ipotizzare una resistenza che apprezzi gli avanzamenti tecnologici e, allo stesso tempo, permetta al cittadino, a tutti i cittadini, indipendentemente dalla cultura e dal censo, la libertà di sottomettersi o meno a quanto definito dalle macchine, diventando attori liberi del proprio futuro? Ad esempio, l’intelligenza artificiale generativa è in grado, oggi, di indicare, sulla base della mole di dati che raccoglie attorno alla storia biologica, clinica, psicologica, delle relazioni di un individuo, quali dovrebbero essere le scelte da compiere per uno specifico problema di salute. Però le eventuali indicazioni non devono prevaricare la decisione personale di aderirvi o meno. A questo punto, assume un valore centrale l’impegno della comunità per rispettare la volontà dell’individuo, le scelte della persona, anche se difformi da quelle indicate dalla macchina e, in apparenza, meno logiche e più costose.

Ovviamente, è necessario che anche gli operatori incaricati di accompagnare il cittadino siano in grado di valutare le diverse posizioni, per dare un consiglio informato e convincente. Su questo piano, si apre il tema critico dell’educazione dei medici e di chi è vicino all’ammalato. Non sarà facile raggiungere un’equilibrata capacità decisionale. Inoltre, il modello interpretativo della salute deve essere ispirato al criterio della complessità, in modo da confrontare la risposta fornita dalla macchina, che ha raccolto una storia per definizione complessa, con la volontà dell’individuo e le dinamiche altrettanto complesse che la caratterizzano (sensazione di incertezza sul futuro, paura del dolore, timore della morte, speranze, scelte spirituali e religiose). Ad esempio, l’intelligenza artificiale rileva l’eventuale condizione di solitudine di una persona, ma non è in grado di comprendere nel profondo l’insieme delle reazioni dell’individuo, la sua sofferenza e, quindi, le possibili conseguenze sullo stato di salute. Un altro esempio dell’impegno della comunità per garantire al cittadino un futuro di dignità e di libertà riguarda aspetti più direttamente psicologici. Infatti, la progressiva abolizione della presenza umana negli atti di cura (dalla raccolta della storia, all’esame obiettivo, agli interventi diagnostici medici e chirurgici, all’interpretazione dei referti, alle terapie, ecc.), che già si sta delineando in modo preciso in paesi più avanzati del nostro, rischia di trasformare l’avvicinarsi alle cure per chi ne ha bisogno in momenti di incertezza, timore e solitudine. Sarà ipotizzabile che la liberazione dell’impegno umano da alcuni momenti tecnici possa concretamente aumentare il tempo disponibile per la relazione, l’accompagnamento e atti di supporto di fronte alle paure e ai timori per il futuro?

MARCO TRABUCCHI 07 mag 2025 08:40

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