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Brescia
di ANSELMO PALINI 08 apr 2025 09:24

Dietrich Bonhoeffer, un teologo contro Hitler

Il 9 aprile di 80 anni fa l’assassinio del grande pastore protestante tedesco

Il 9 aprile del 1945 al termine di un processo farsa Dietrich Bonhoeffer viene impiccato con l’accusa di aver partecipato al complotto contro Hitler del 20 luglio 1944. Lui, pacifista, aveva giustificato così la propria partecipazione all’attività cospirativa per eliminare Hitler:

"Se un pazzo guida l’auto sul marciapiede della principale strada di Berlino, da pastore non posso solamente seppellire i morti e consolare i parenti: se mi trovo in quel posto, io devo fare un salto e strappare l’autista dal volante".

Dietrich Bonhoeffer è il sesto di otto figli di una famiglia che fa parte della borghesia protestante tedesca.

La scelta di dedicarsi agli studi teologici, che avverranno a Tubinga e a Berlino, non entusiasma i genitori che immaginavano per lui un grande futuro in ambito scientifico o musicale. L’ordinazione a pastore protestante avviene nel novembre 1931. Bonhoeffer aveva già fatto un anno di esperienza pastorale fra la comunità protestante di Barcellona e un anno di studio a New York, dove aveva conosciuto direttamente anche nelle Chiesa la realtà della segregazione razziale. Aveva progettato un viaggio in India, da Gandhi, con cui era in contatto, per studiare a fondo la realtà della nonviolenza. Motivi vari resero impossibile tale viaggio. Nel luglio 1931 trascorre tre settimane a Bonn come uditore di Karl Barth, certamente l’esponente più autorevole della teologia protestante del tempo.

Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler ottiene l’incarico di formare il nuovo governo. Il 1° febbraio dello stesso anno Bonhoeffer tiene una conferenza radiofonica, dal titolo Il Führer e il singolo. In questo discorso Bonhoeffer denuncia chiaramente il rischio che il Führer, ossia colui che guida un popolo, possa diventare un Verführer, ossia un seduttore, o più precisamente “colui che travia” il popolo. L’intervento di Bonhoeffer viene sospeso durante la trasmissione. Fin da subito la sua opposizione al nazismo è netta. Quando viene approvata la “Legge per la restaurazione del pubblico impiego” (aprile 1933), che contiene il cosiddetto “paragrafo ariano”, che prevede di “purificare” la Chiesa da ogni elemento ebraico: nessun pastore poteva essere consacrato se era ebreo o se aveva antenati ebrei. Per Bonhoeffer si è credenti non in quanto si appartiene ad una razza, ma in quanto si crede in Gesù Cristo. Anche di fronte ad una tale norma, in campo protestante si continua a garantire la tradizionale fedeltà allo Stato e a non mettere in discussione le sue leggi. La sua attività in campo ecumenico lo porta a richiedere, alle varie Chiese, un pronunciamento netto contro l’ideologia della razza e contro ogni logica di guerra. Pronunciamento che non arriverà mai.

A fronte della mancanza di una presa di distanza del mondo protestante dal governo nazista, su iniziativa di Bonhoeffer e di pochi altri nel protestantesimo tedesco una piccola corrente di pastori e di laici decisi a mantenere la propria fede basata su Gesù Cristo, rigettando le teorie razziali: questo gruppo prende il nome di “Chiesa confessante”. La tradizionale obbedienza alle leggi dello Stato e ai governanti deve essere superata, poiché altrimenti il rischio è quello della complicità con situazioni chiaramente inaccettabili. Si avvicina il tempo di decisioni coraggiose, ma difficili.

Bonhoeffer si trova in un periodo di grande difficoltà e indecisione. Non può insegnare, non può scrivere, non può predicare poiché per fare questo serviva giurare fedeltà allo Stato.

Bonhoeffer si rende conto che non può più stare alla finestra o limitarsi a interventi di carattere dottrinale. La mancata assunzione di una precisa responsabilità diviene sempre più insostenibile. La tradizionale dottrina delle due colonne o dei due stati viene superata in una riflessione portata avanti in assoluta solitudine, in nome dell’etica della responsabilità che chiama ad un impegno diretto nella storia. Scrive Bonhoeffer: «La Chiesa è rimasta muta quando invece avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo».

Si inserisce nell’organizzazione, di cui facevano già parte alcuni suoi familiari, che sta progettando un attentato contro Hitler. Suo compito in particolare è, grazie ai suoi numerosi contatti internazionali, riuscire a convincere gli alleati a sostenere la resistenza in Germania. Tentativo che non riesce in quanto gli alleati non vedevano segni visibili di forme di resistenza.

Con il fallimento dell’attentato del 20 luglio 1944 tutti i cospiratori vengono arrestati e trasferiti al campo di concentramento di Buchenwald.

Ai primi di aprile 1945 Bonhoeffer e altri quindici prigionieri politici sono caricati su un camion e portati nei pressi di Flossenburg. Qui, dopo un processo farsa, vi è la condanna a morte per alto tradimento di tutti i congiurati.

Dietrich Bonhoeffer viene impiccato, con altri congiurati, il 9 aprile 1945. I cadaveri vengono bruciati. Non deve restare alcuna traccia di coloro che hanno osato tentare di rovesciare il regime nazista.

ANSELMO PALINI 08 apr 2025 09:24