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di ADRIANA POZZI 02 mar 2018 11:44

Ecumenismo: un’occasione di confronto

“Abbiamo religioni a sufficienza per farci odiare, ma non a sufficienza per amarci l’un l’altro”. Questo pensiero del pastore anglicano Jonathan Swift (più noto come autore del romanzo I viaggi di Gulliver) rappresenta una salutare provocazione per riflettere sul prossimo Festival delle religioni che Brescia ospiterà nei prossimi giorni

“Abbiamo religioni a sufficienza per farci odiare, ma non a sufficienza per amarci l’un l’altro”. Questo pensiero del pastore anglicano Jonathan Swift (più noto come autore del romanzo I viaggi di Gulliver) rappresenta una salutare provocazione per riflettere sul prossimo Festival delle religioni che Brescia ospiterà nei prossimi giorni. Il Festival (che non è un evento ecumenico, ma di dialogo interreligioso) vuole infatti essere un momento in cui, nel pieno rispetto delle identità culturali e spirituali di tutti, ci si confronta in modo sereno e onesto sui grandi temi che interpellano l’uomo e sui valori che possono essere condivisi per camminare insieme e costruire un mondo migliore. Un confronto che si gioca non tanto nella dimensione della fede (ricordiamo che si parla genericamente di religioni, ma molte di esse sono, piuttosto, filosofie che propongono un insieme di dottrine, di tradizioni, di pratiche e tecniche spirituali per una vita virtuosa e, spesso, disancorata dalla concretezza quotidiana e da tutto ciò che può addolorare o turbare), ma in quella della riflessione sull’eterno rapporto che lega l’uomo con le realtà che sono al di fuori di lui e che lo trascendono.

Questo significa interrogarsi su temi come la pace, la giustizia, la solidarietà, il rispetto dell’altro e delle sue idee, la convivenza tra culture che non deve ridursi a una garbata, ma indifferente tolleranza, la libertà...insomma, tutte quelle cose che potrebbero unirci e aiutarci ad amarci e che, invece, come dice Swift, scatenano odii e malvagità.

E certamente noi cristiani di tutte le diverse confessioni non possiamo chiamarci fuori, anche se la nostra fede si radica non in alcune massime, sia pure nobili, alte e ispirate, ma nel Vangelo di Gesù e nella condivisione della certezza della sua morte e della sua risurrezione: un messaggio che non dobbiamo stancarci di annunciare al mondo. Di più: proprio l’esperienza dell’ecumenismo, cioè dello sforzo lento, costante, talvolta caparbio, di trovare punti di incontro su strade che sembrano procedere solo parallele, ci offre la determinazione per testimoniare senza timidezza o paura che solo la consapevolezza profonda della propria identità promuove e assicura la libertà di tutti. Avvicinarsi così alle altre religioni (o, meglio, agli uomini e donne che professano altre religioni perché l’incontro avviene sempre tra persone e non tra idee!) può trasformarsi in un momento di crescita anche per il nostro cammino verso l’unità.

ADRIANA POZZI 02 mar 2018 11:44