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Brescia
di CLAUDIO CAMBEDDA 05 giu 2025 08:25

Esercizio democratico

L’avvicinarsi del referendum (8 e 9 giugno 2025) ripropone temi sociali irrisolti. Secondo la Costituzione italiana (art. 48) sono elettori i cittadini maggiorenni. Le elezioni portano alla formazione del Parlamento (Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, art. 55) che ha il compito (insieme alle Regioni) di legiferare. In questo quadro si inserisce l’art. 75: può essere indetto referendum popolare per abrogare (cioè cancellare) una legge, una norma, su richiesta di 500mila elettori o cinque Consigli regionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati a eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se hanno votato la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validi. Perciò, in Italia i cittadini intervengono 2 volte: prima nella fase formativa dell’organo legislativo e successivamente con il referendum, strumento utile per “correggere il tiro” sulle norme non percepite come corrispondenti alle necessità collettive.

Entrambi i diritti del cittadino sono manifestazione della democrazia. Secondo alcuni l’andare alle urne corrisponde ad un dovere morale, tuttavia si levano voci contrarie da parte di chi ritiene che anche il non voto, soprattutto in occasione del referendum, sia comunque segnale di volontà politica. Un altro tema riguarda il rischio di abuso di questo strumento abrogativo. Nella storia italiana il referendum si è rivelato determinante su temi fondamentali, come la scelta del regime repubblicano o monarchico, oppure nel caso del divorzio. In questi casi il quesito messo ai voti atteneva a concetti importanti, ma capibili dal cittadino. Il discorso è diverso quando il referendum riguarda l’abrogazione di norme tecnicamente complesse, che richiedono conoscenze specifiche. In questi casi il quesito posto al cittadino viene spesso esposto in modo poco capibile, col rischio di conseguenze disastrose (il mantenimento di una norma dannosa o la cancellazione di una regola utile). Rispetto ai 5 quesiti del prossimo referendum questo problema emerge: per un quesito chiaro sul tema della cittadinanza (concedibile dopo 5 o 10 anni di permanenza regolare nel territorio italiano) ve ne sono altri meno semplici sul tema del lavoro e delle imprese. Per taluni resta il dubbio che le difficoltà di esercizio del referendum dipendano dalla negligenza statale nel legiferare, oppure dalla sua volontà contraria alle aspettative dei cittadini, o infine dall’utilizzo spropositato dello strumento del referendum da parte dei cittadini stessi. È plausibile che questa complessità sia il segnale di vita di una democrazia.

CLAUDIO CAMBEDDA 05 giu 2025 08:25