Governo e rispetto della Costituzione
Non ci spaventi, pertanto, se sui nuovi o vecchi media i politici urlano, gridano al complotto, o cantano ridicoli canti di vittoria. Ogni italiano, che ha un minino di educazione civica alle spalle, sa bene che per destreggiarsi in un dibattito, bisogna rispettare la Costituzione

In tempi di crisi di governo se ne dicono e se ne sentono di tutti i colori. Ogni forza politica tira dalla sua parte e cerca di massimizzare il profitto a scapito degli avversari. Se è legittimo che la Lega abbia fatto cadere un governo bloccato dai veti e dai litigi è altresì legittimo che ora Fdl e Forza Italia chiedano le elezioni. E ancora, se è legittimo che in Parlamento si esprimano posizioni opposte è altresì legittimo che Pd e M5s cerchino ora di creare una nuova maggioranza a sostegno della nascita di un nuovo esecutivo. Piaccia o non piaccia il punto è che la legittimità di una linea politica non è da ricercare in argomentazioni a favore o contro o nella forza mediatica di un’idea sull’opinione pubblica in un dato momento, ma la legittimità c’è se così è previsto dalla Costituzione italiana. È ciò che è fuori dalla regola fondamentale che non è legittimo. Non a caso in tempo di crisi “la regia” istituzionale viene affidata al Capo dello Stato, primo garante del rispetto della Carta. Nella crisi la Costituzione è la mappa, il Presidente della Repubblica il nocchiero, il Parlamento, eletto dagli italiani ogni 5 anni, il campo dentro cui si gioca lo scontro e il confronto che portano a formare o meno un governo. Dentro questi limiti avviene la nascita di un governo e se tra questi paletti non avviene, allora sta al “il nocchiero” rettificare questa impossibilità di indire nuove elezioni. Nel rispetto di questa prassi istituzionale c’è la garanzia della legalità e della vita democratica. Non ci spaventi, pertanto, se sui nuovi o vecchi media i politici urlano, gridano al complotto, o cantano ridicoli canti di vittoria. Ogni italiano, che ha un minino di educazione civica alle spalle, sa bene che per destreggiarsi in un dibattito, bisogna rispettare la Costituzione. Qualcuno dice che è datata. Sarebbe possibile un altro schema, magari più rispettoso del sentiment del momento del Paese? Certo, ma bisognerebbe cambiare la Costituzione, almeno una parte. Alcuni ci hanno provato e per ora hanno tutti fallito. E questo non so se è proprio un bene o un male per l’Italia che guarda al domani.

Grazie don Adriano per la pacatezza con la quale sempre esamini le questioni attraverso un’oggettiva analisi delle circostanze, in questo caso, più che mai ingarbugliate, una matassa di fili intrecciati difficile da districare. È bello quanto dici: non possiamo parlare né di vincitori né di vinti ma di una trattativa per un accordo con lo sguardo alla Costituzione, fiduciosi nell’onestà intellettuale del Presidente della Repubblica, il “nocchiero”, come tu lo definisci, di un veliero in balia di onde minacciose, la nostra bella Italia. Speriamo che l’animosità si plachi e si trovi alla fine un clima di distensione. Grazie don Adriano.