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Roma
di GIORGIO BERETTA 14 ott 2021 08:23

L'Italia si arma, per quale guerra?

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Anche stavolta ha spiazzato tutti. “Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa, e bisognerà spendere molto di più nella difesa di quanto fatto finora, perché le coperture internazionali di cui eravamo certi si sono dimostrate meno interessate nei confronti dell’Europa”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo scorso 29 settembre durante la conferenza stampa sulla “Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza” (Nadef), il primo passo in vista dell’elaborazione della prossima legge di bilancio. Parole che indicano una direzione inequivocabile, ma che andrebbero spiegate visto che non è stato annunciato nessun ritiro da parte delle forze militari americane dalle basi in Italia (dove, tra l’altro, stanno aggiornando le bombe nucleari), nessun disimpegno della Nato in Europa e che anzi a livello europeo sono stati già stanziati, per la prima volta, quasi otto miliardi di euro per il Fondo Europeo per la Difesa (EDF) per sviluppare nuovi sistemi d’arma, tra cui le “armi autonome”, meglio conosciute come “killer robots”. Non solo. Il governo ha già approvato gli stanziamenti per armare i droni Reaper (falciatore) in dotazione al 32° Stormo di Amendola di Foggia.

È previsto un investimento di 168 milioni di euro, per “l’adeguamento del payload MQ-9”, dove MQ-9 è la sigla che indica i droni Reaper e “payload” è il tecnicismo che nasconde la vera natura del “carico utile” (payload): i missili aria-terra Agm Hellfire, le bombe a guida laser GBU-12 Paveway o, in alternativa, le bombe a guida Gps CPU 38 Jdam. Così i droni passeranno da semplici ricognitori a veri bombardieri d’attacco. C’è di più. La Marina Militare italiana ha in progetto di dotare di missili Cruise i futuri sottomarini U212-Nfs e le nuove fregate Fremm. Lo ha rivelato il Capo di Stato maggiore della Marina Miliare, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, manifestando l’esigenza di migliorare gli strumenti di – si noti l’eufemismo – “naval diplomacy”. I missili Cruise di fatto servono a moltiplicare il raggio d’azione dei sistemi d’attacco con una portata fino a oltre mille chilometri.

Sono questioni che riguardano la politica estera e di difesa dell’Italia. Che non possono essere esaurite a suon di dichiarazioni e annunci, ma che necessitano di un approfondito esame nella sede preposta, il Parlamento. Sventolare, come si sta facendo da alcuni anni, il vessillo del cosiddetto “interesse nazionale” è un chiaro pretesto per nascondere programmi di riarmo di cui non vi è alcuna necessità. Se non quella di continuare a foraggiare, con soldi pubblici, le nostre industrie militari. O ci stiamo armando per fare la guerra?

GIORGIO BERETTA 14 ott 2021 08:23