La fatica e la bellezza di essere padri
Dispiace che i Vangeli non abbiano conservato neppure una parola di Giuseppe. Lo si capisce: lui preferiva che Gesù conservasse le parole del Padre che è nei cieli, oltre al fatto che, in casa, i “sì” più importanti erano quelli di Maria e, da cavaliere, cedeva il passo. La silenziosità di Giuseppe è ricca di tanto affetto e attenzione, esprime l’equilibrio e la forza della paternità.
Tra pochi giorni sarà la festa di San Giuseppe e di tutti i papà. Sull’essere padri, oggi, c’è il rischio di un silenzio ugualmente totale, come quello di Giuseppe, ma terribilmente diverso: segnato dalla difficoltà di chi non riesce ad esprimere una paternità significativa nella complessità della vita, o dalla solitudine e dalla sofferenza di alcuni padri separati che non vedono riconosciuto il proprio ruolo e che faticano, anche concretamente, a vivere dignitosamente. Auguro a tutti questi papà che Giuseppe parli a loro, che li incoraggi, che li ascolti, che li sostenga, che si possano specchiare nel silenzio di Giuseppe, senza provare vergogna o solitudine, per condividere o reimparare la fatica e la bellezza di essere padri. Auguri, papà!
