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di LUCIANO ZANARDINI 02 ott 2015 00:00

La memoria perduta

Se la Fondazione Civiltà Bresciana smettesse di fare cultura, la città sarebbe più povera

Non è facile fare cultura a Brescia. Forse è più facile inseguire nuove mode, perdendo di vista un patrimonio inestimabile. Se la Fondazione Civiltà Bresciana, che ha ancora in mons. Fappani il suo principale ispiratore, smettesse improvvisamente di fare cultura, la città sarebbe più povera. Tutti, ai vari livelli, hanno la medesima percezione, ma poi, concretamente, in pochi si adoperano per promuovere le attività della Fondazione sia a livello istituzionale che tra i privati (di novelli mecenati nemmeno l’ombra). Entrando nei chiostri di vicolo San Giuseppe, si ha l’impressione di una realtà ancora vivace nelle idee, meno nei mezzi finanziari (il chiostro avrebbe bisogno di una sistemazione), ma che nonostante questo non cede e, anzi, rilancia la sua proposta culturale. L’ultima recupera la straordinaria figura di padre Maurizio Malvestiti che, dopo aver girato il mondo, morì proprio nel convento francescano di vicolo San Giuseppe.

La biografia. In molti ricordano padre Maurizio per il suo contributo storico, quando nell’aprile 1849 andò a trattare la resa della Leonessa con il temibile generale Haynau. Sfidando cannonate e colpi di fucile, il monaco originario di Verolanuova ottenne la salvezza della città. Lui che aveva trasformato il convento di San Giuseppe in un ospedale da campo. Viene ricordato anche come precettore della famiglia di Luciano Bonaparte attraverso il quale si avvicinò alle persone più influenti, dal punto di vista culturale e politico, di quel periodo storico. A 150 anni dalla sua morte, la figura di padre Maurizio Malvestiti spicca, parafrasando le parole di mons. Fappani, per la “colossale bellezza”: è stato, infatti, un uomo importante per tutta la sua attività culturale. E la mostra promossa dalla Fondazione e curata con passione da Roberto Lanzi (milanese con parenti acquisiti nel Bresciano) svela il volto di un religioso, di un patriota, di un archeologo, di un astronomo, di un botanico, di un musicista e di un poeta.

La mostra. Suddivisa per aree, illustra la vita di padre Maurizio, i suoi incontri con Napoleone, la missione presso Haynau e il suo ruolo nella custodia dei luoghi santi, oltre alle sue attività nel campo delle arti. Il tutto grazie soprattutto a quadri originali prestati dai Musei di Brescia e dell’Ateneo. Visitando la mostra al Museo diocesano (dal 3 ottobre al 27 ottobre, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, il mercoledì è chiuso), si potrà accedere anche alla cella nel convento dove è morto padre Malvestiti.

Il convegno. Per comprendere ancora di più questa figura così eclettica, il 9 ottobre alle 9 è stato pensato un convegno al Museo diocesano che analizzerà la sua vocazione religiosa, la vita da precettore con la famiglia Bonaparte, la passione per l’astronomia, la musica e la poesia...
LUCIANO ZANARDINI 02 ott 2015 00:00