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Brescia
di MASSIMO GANDOLFINI 08 ott 2020 10:06

Samaritanus Bonus, raggio di luce

Nel nostro Paese stiamo assistendo ad una drammatica accelerazione di provvedimenti legislativi contrari ai pilastri della società civile, la vita e la famiglia. Il più elementare dei diritti – se si vuole evitare la barbarie sociale e la dittatura politica – il diritto alla vita, viene conculcato già dal seno materno, e viene cancellato nelle fasi finali del nostro percorso terreno. Aborto ed eutanasia sono le due facce della medesima medaglia, il cui nome è cultura della morte e dello scarto. Non è un caso che, proprio in questi ultimi tempi, quasi non passi giorno che la nostra bella Italia venga annichilita da leggi e proposte di leggi che incrementano questi “abominevoli delitti”, come li ha definiti il Concilio Vaticano II (G.S.51). La Lettera “Samaritanus Bonus” va letta dentro questo contesto storico. Oltre che essere un prezioso strumento di discernimento – personale e sociale – rappresenta un vero e proprio raggio di luce in mezzo alle tenebre della confusione morale e civile che ogni giorno ci avvolgono, rendendoci tragicamente deboli e vulnerabili. Mentre tutto l’armamentario culturale, informativo, mediatico, educativo, finanziario, commerciale del “politicamente corretto” dipinge come segni di progresso e di civiltà ogni abuso contro la vita, inquinando la mente e la coscienza, oggi l’autorevole voce della Chiesa si fa sentire con toni capaci di coniugare la forte condanna del male dell’eutanasia, e la grande misericordia per le persone vittime di questo nefasto indottrinamento. La saggezza della Chiesa – “esperta in umanità” e illuminata dalla Grazia – da sempre ci ha insegnato a distinguere fra “peccato” e “peccatore”: condanna rigorosa e forte contrasto del primo, infinita misericordia per il secondo. Le “strutture di peccato” evocate dalla “Centesimus annus” di Papa Giovanni Paolo II, strumenti di questa ateizzazione programmata della società, che “oscurano il valore sacro di ogni vita umana”, vanno affrontate e combattute proprio in nome della salvezza e del bene di chi ne cade vittima. L’immagine del samaritano, sapientemente assunta da questa lettera, è più chiara di ogni parola. Sono molteplici gli aspetti che sarebbe utilissimo esporre e commentare, contenuti in questa Lettera, rigorosamente argomentata, precisa ed esaustiva in tema di eutanasia, suicidio assistito, obiezione di coscienza, ruolo del cristiano nel mondo, in perfetta continuità, armonia e coerenza con tutto il magistero che l’ha preceduta. Dal Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes), alla Lettera “Iura et Bona” del 1980, alla “Evangelium Vitae” di S. Giovanni Paolo II. Evidenti limiti di spazio, non consentono una trattazione analitica, ma è comunque certamente utile ricordare come papa Wojtyla abbia voluto enunciare alcuni aspetti fondamentali in tema di eutanasia e rispetto della vita. Dopo questa “luce”, noi cristiani in particolare, non abbiamo più alibi: dobbiamo scegliere da che parte stare. Se piacere al mondo, come figli delle tenebre, o “non conformarci alla mentalità di questo secolo”, accogliendo con responsabilità l’invito “i laici, secondo la misura dei loro talenti e della loro formazione dottrinale, e seguendo il pensiero della Chiesa, adempiano con diligenza la parte loro spettante nel difendere e rettamente applicare i principi cristiani ai problemi attuali … con animo generoso” (Apostolicam Actuositatem, 6).

MASSIMO GANDOLFINI 08 ott 2020 10:06