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di DAVIDE GUARNERI 11 giu 2015 00:00

Spazio a problemi reali

In queste ore convulse di protesta e tentativi di mediazione sulle riforme scolastiche, il blocco degli scrutini di fine anno è stato attuato in un numero di scuole bresciane inferiore alle aspettative dei promotori

I numeri che dovrebbero ricondurre il confronto alla realtà della scuola vera e alla problematicità della situazione giovanile. Il Rapporto sullo stato sociale 2015, diffuso dal Dipartimento di economia della Sapienza di Roma, evidenzia che dal 2008 al 2011 in Italia la spesa per studente è diminuita del 12%, che nel 2013 il tasso di abbandono scolastico era al 17% (media europea al 12%), che nella fascia 30-34 anni abbiamo il 22% di laureati (media Eu15 al 40%), che i giovani neet, cioè coloro che non studiano e nemmeno lavorano, sono il 26% (media Ue 15%). La spesa per istruzione e formazione è più elevata (oltre il doppio) in Calabria, Sicilia e Campania rispetto a Piemonte e Veneto, senza corrispettive prestazioni di eccellenza nella valutazione Invalsi oppure Ocse-Pisa.

Chi osteggia i provvedimenti del Governo sostiene che le scelte in campo non affrontano realmente i problemi. La maggioranza politica precisa che mai come oggi si sia deciso di investire risorse cospicue per assunzioni, edilizia scolastica, innovazione, autonomia. I dati dicono che urgentemente qualcosa è da fare, poiché l’attuale sistema genera disuguaglianze e ritardi: ma il dibattito si confonde con altri temi tutti politici e ideologici, nelle direzioni nazionali dei partiti. Il premier riapre, per qualche giorno ancora, spazi di dialogo e modifica. Quale sarà il prezzo da pagare? Speriamo non sia l’estromissione dei genitori (già depotenziati nella procedura di elaborazione del Piano dell’offerta formativa, ora forse esclusi dagli organismi di valutazione d’istituto).

Speriamo non si paghi dazio all’ideologia che ancora contrappone scuola statale a scuola paritaria. Il genitore potrà avvalersi, documentando la spesa per la frequenza scolastica dei figli, della detrazione del 19% fino a 400 euro, cioè un massimo di 76 euro: per questa cifra si scatenano guerre ideologiche?

Speriamo inoltre non si svuoti ulteriormente di risorse e competenze il neonato Sistema di Valutazione della scuola. Ripartiamo da un’evidenza: ridurre risorse (economiche e di personale) al sistema-scuola di certo genera difficoltà e scarsa qualità. Nel contempo è per tutti un grave danno aumentare gli investimenti senza porre mano alla valutazione circa l’efficacia della spesa, la qualità di dirigenti scolastici e insegnanti, la significatività della scuola nel nostro Paese.
DAVIDE GUARNERI 11 giu 2015 00:00