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07 apr 2016 00:00

Vivere la gioia dell’amore che Dio sa donare

È in uscita Amoris laetitia, l’esortazione post-sinodale di papa Francesco. È il documento pontificio che chiude il percorso del Sinodo sulla famiglia svoltotosi in due fasi, nell’ottobre 2014 e nell’ottobre 2015. L'edirtoriale del n° 14 di "Voce" è di don Adriano Bianchi

È in uscita Amoris laetitia, l’esortazione post-sinodale di papa Francesco. È il documento pontificio che chiude il percorso del Sinodo sulla famiglia svoltotosi in due fasi, nell’ottobre 2014 e nell’ottobre 2015. Con quali disposizioni d’animo possiamo accogliere questo attesissimo testo? Nell’Evangelii Gaudium, il Papa ha scritto che in un mondo nel quale Gesù è tornato a essere uno sconosciuto, “conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva” (EG 34). Pertanto la prima disposizione che possiamo mettere in gioco su Amoris letitiae è nello certezza dello stile di Francesco legato alla necessità di un rinnovamento e, più ancora, a una vera conversione del linguaggio. L’obiettivo del Papa è chiaro: far sì che il Vangelo sia significativo e raggiunga tutti. La sfida sarà parlare della famiglia e alle famiglie non necessariamente per cambiare una dottrina, ma per inculturare i princìpi generali affinché possano essere compresi e praticati. Un linguaggio che sa incoraggiare e confortare ogni passo di ogni famiglia reale e che implica discernimento e dialogo.
Dialogo e discernimento. Ecco un binomio chiave con cui è necessario disporre il cuore alla lettura del testo. Il discernimento richiede di non dare per scontata una formulazione della verità né le scelte da compiere. Il Papa chiede spesso che i vescovi e i sacerdoti facciamo discernimento tra le diverse situazioni vissute dai cristiani e da tutta la gente, le famiglie, le persone. Questo discernimento non è utile soltanto nei casi eccezionali. È, invece, un costante processo di apertura alla Parola di Dio per illuminare la realtà concreta di ogni vita; è un processo che ci porta ad essere docili allo Spirito, che incoraggia ciascuno di noi ad agire con amore, nella situazione concreta e nella misura del possibile: ci anima a crescere di bene in meglio.

Nel discernimento ignaziano è imprescindibile l’insistenza a tenere in considerazione non solamente la verità oggettiva, ma anche se essa è espressa con spirito buono, propositivo. Il discernimento è il dialogo dei pastori con il Buon Pastore al fine di cercare sempre la salvezza delle pecore. Abbiamo capito ormai che la mentalità di papa Francesco è una mentalità dialogica. Il pensiero che lui definisce “incompleto” è eminentemente dialogico, vale a dire non autoreferenziale, non omologante, non astratto. Il dialogo è non dare per scontato non soltanto ciò che pensa l’altro, ma anche quello che noi stessi sappiamo; implica la convinzione del nostro essere sociale, della nostra incompletezza individuale, che è fondamentalmente positiva, perché ci impedisce di essere esseri chiusi e ci apre all’amore da cui proveniamo. Alla cultura del dialogo è essenziale l’inclusione di tutti. Non come somma indifferenziata di individui, ma in una totalità intesa come popolo. E la Chiesa è popolo, il popolo di Dio che compie lo sforzo di accettare la diversità, di dialogare con coloro che la pensano diversamente, di favorire la partecipazione di chi ha capacità diverse. Dialogo e discernimento si intrecciano. Ma come cristiani siamo pronti a questo cammino? E i pastori, soprattutto i vescovi e i sacerdoti, come saranno messi in gioco ancora di più nel discernimento e nel dialogo con le famiglie e i loro problemi dal documento papale? Se c’è un tema che è emerso dal Sinodo e che si dovrà affrontare è il presunto scontro sui temi familiari tra diritto e pastorale. L’amore per la verità può essere il punto di incontro fondamentale. Una verità non astratta, ma che si integra nell’itinerario umano e cristiano di ciascun fedele. Il linguaggio della misericordia che il Papa evoca continuamente è certamente capace di incarnare la verità nella vita e ci aiuterà anche in questo percorso. In fondo il bene che ci deve stare a cuore è che tutte le famiglie godano in Dio della gioia dell’amore.
07 apr 2016 00:00