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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 25 ott 2016 07:53

Il figliol prodigo e il senso della pena

Il 2 novembre, su iniziativa dell'Associazione Casa della Memoria, un'intera giornata per riflettere sull'esecuzione della pena e sul dopo nell'ottica di un recupero delle relazioni. A Brescia anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando

Un giorno per riflettere sul senso della giustizia e sul recupero della relazione durante e dopo l'esecuzione della pena. È questo il filo conduttore della giornata del 2 novembre prossimo promossa dall'associazione Casa della Memoria di Brescia, in collaborazione con Comune, Provincia e Associazione Famigliari dei caduti della strage di Piazza Loggia.

Tre gli appuntamenti che segneranno questa giornata. In mattinata, presso l'auditorium San Barnaba, davanti a una platea di studenti degli istituti superiori cittadini il ministro della Giustizia Andrea Orlando, l'ex magistrato Gherardo Colombo, Adolfo Ceretti e Claudia Mazzuccato, tra i curati de "Il libro dell'incontro", esperienza voluta dalla Casa della memoria per mettere a confronto vittime e responsabili della lotta armata nell'ottica di un recupero di relazione, si confronterano sul tema "Giustizia, pena e relazione". Nel corso dell'incontro porteranno la loro testimonianza Maria Grazia Grena, ex terrotista rossa e oggi volontaria in un carcere, e Giorgio Bazzega, figlio di una vittima del terrorismo.

Nel pomeriggio, nell'aula magna del dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Brescia, in via Battaglie 58, si terrà l'incontro "Dopo gli Stati generali dell'esecuzione penale: risultati e prospettive". A cinque mesi dalla conclusione di questo momento di confronto voluto dal ministro della giustizia Orlando per mettere in  risalto il carattere sociale dell'essecuzione della pena, secondo quanto previsto anche dalla Costituzione, anche Brescia riflette su questo aspetto con lo stesso ministro della Giustizia, Alfredo Bazoli, deputato e membro della commissione giustizia della Camera, Santo Consolo, capo del DIpartimento dell'amministrazione  penitenziaria, Eustacchio Porreca, presidente della Camera penale della Lombardia e Carlo Alberto Romano, presidente dell'associazione Carcere e territorio. Il confronto, coordinato da Saverio Regasto, direttore del dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Brescia, sarà introdotto dai interventi dei consiglieri regionali Gian Antonio Girelli, presidente della commissione antimafia, e Fabio Fanetti, presidente della commissione carceri.

In serata, alle 20.45, al teatro Sociale di contrada Cavallotti, il momento finale della giornata: i detenuti del reparto di Alta sicurezza della casa di reclusione di Milano Opera proporranno alla città il musical "Figliol prodigo", uno spettacolo pensato per il Giubileo del Carcerato. Lo spettacolo, come è stato detto in sede di presentazione, rappresenta forse il punto più alto di tutta la giornata del 2 novembre, perché fornisce un a declinazione concreta e praticabile di una concezione della pena non concepita solo come momento di espiazione, ma anche come occasione di riscatto e di recupero sociale.

"Figliol prodigo" è infatti il sesto prodotto di un laboratorio attivato nove anni fa nel carcere milanese per consentire ai detenuti che stanno scontando la pena dell'ergastolo di dare un senso, attraverso l'arte e l'espressività, a questa esperienza.

Il musical, che ha il patrocinio del ministero di Grazia e giustizia, della Regione Lombardia e del Giubileo della Misericordia, ha debuttato il 26 ottobre scorso nel carcere di Opera, affida l'attualizzazione della parabola evangelica a un gruppo di persone, molte fra queste sono condannati per gravi reati di stampo mafioso, che nel corso della loro vita avevano compiuto una scelta di guerra e che, dopo un percorso personale e trattamentale a volte durato anche decenni, grazie al laboratorio hanno fatto una scelta di pace e, grazie al teatro, manifestano alla società il loro desiderio di portare un messaggio positivo di unità, speranza e centralità dell'uomo.

In scena viene così proposta la vicenda di Marcus, un giovane di buona famiglia rinchiuso in cella per uso e spaccio di sostanza di stupefacenti che gli sono costati una lunga pena. Proprio in carcere, però, riesce a ripercorrere la sua vita e a riflettere su ciò che di improtante ha perduto e sulle troppe illusioni che lo hanno portato in carcere. "Cosa cerchiamo? Perché sbagliamo? Perché rischaimo che nessuno ci perdoni" sono alcune delle domande che Marcus si pone nel corso dello spettacolo e che lo porteranno a comprendere il vero significato della vita, dell'amore e del perdono. Il fatto che a portare in scena questo travaglio siano persone che hanno vissuto realmente queste esperienze rende il messaggio del musical estremamente credibile ed efficace.

Per il Presidente della Commissione Carceri Fabio Fanetti, lo stesso titolo del musical rappresenta un messaggio molto importante. “Ci lega un po’ al valore della parabola del Vangelo ed è rivolto sia alla società che al reo: aiutare il ritorno di chi si è allontano e comprendere che prendere strade sbagliate nella vita oltre che alla società fanno male a se stessi”.

Anche il Presidente della Commissione Antimafia Gianantonio Girelli ha sottolineato il “messaggio innovativo e di grande riflessione” che lancia lo spettacolo dei detenuti di Opera. “E tutto ciò avviene .- ha aggiunto – con una forma artistica di alto livello che sottolinea come la vita sia fatta di scelte e che quella che si sceglie poi alla fine può fare la differenza”.

“Quando abbiamo iniziato – ha raccontato il direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano – l’abbiamo fatto per gioco. Questo gioco poi è diventato grande ed è diventato una cosa seria. Lo spettacolo parla del perdono e della voglia di ricominciare e ce lo dicono non attori professionisti ma persone che avevano scelto la guerra ma che oggi dopo essersi resi conto di avere sbagliato guardano a un percorso di vita diverso. E’ una grande, straordinaria testimonianza e al tempo stesso una importante messaggio culturale”.

L’opera diretta da Isabella Biffi, in arte Isabeau, rientra in un progetto culturale di rieducazione  che ha dato ai detenuti l’opportunità calcare il palcoscenico dei più prestigiosi teatri nazionali, dall’Arcimboldi di Milano all’Ariston di Sanremo, nonché di andare in scena a Expo Milano 2015. Questo spettacolo è il sesto prodotto da Isabeau con i detenuti nelle vesti di attori, ed è promosso da Regione Lombardia, Ministero della Giustizia e Organizzazione Giubilare. 

Lo spettacolo in scena al Teatro Sociale è a ingresso gratuito. È necessaria però la prenotazione entro il 31 ottobre chiamando gli uffici del Ctb, che insieme a tante altre realtà tra cui la Diocesi di Brescia hanno collabrato alla realizzazione dell'iniziativa, allo 040/2928617/616.



MASSIMO VENTURELLI 25 ott 2016 07:53