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Brescia
di LINDA BRESSANELLI 22 ott 2018 09:38

Dalla banca alla Chiesa

Don Ettore Gorlani è il nuovo parroco della comunità di Villachiara. Dal 2015 era curato a Cogno e Piamborno. Con trepidazione si prepara alla prima esperienza da parroco

Classe 1962 e originario di Dello, don Ettore Gorlani è stato ordinato nel 2006. È stato curato a Sant’Anna, Sant’Antonio e San Giacomo in città fino al 2008, quindi curato a Flero dal 2008 al 2015, per passare a essere curato di Cogno e Piamborno, parrocchie camune che si apprestano a salutarlo.

Con che spirito si prepara alla prima esperienza da parroco?

Con trepidazione. Quando 15 giorni fa il Vescovo mi ha chiesto di andare a Villachiara, ho accettato, trovando quella pace che viene dall’obbedienza. Pur nel dispiacere, dopo soli tre anni, di dover lasciare la Vallecamonica, Cogno e Piamborno, i ragazzi, i giovani e i collaboratori che iniziavo a conoscere un po’ meglio. Mi consola che tanti, pur dispiaciuti per la mia prossima partenza, vogliano pregare per me e la nuova comunità che sono chiamato a servire. Mi hanno detto che la gente di Villachiara è buona, generosa e disponibile, e mi affido anche alla loro preghiera: spero che potremo camminare bene insieme con il Signore.

Cosa ha imparato in questi anni?

Che è bello essere prete. Come in tutte le vocazioni, ci sono gioie e fatiche e alcune croci, tra cui la fatica per il distacco dalle comunità che ho servito, ma il Signore proprio così ci fa crescere. Qui a Cogno sono arrivato solo tre anni fa e ho trovato una comunità vivace e ricca di iniziative, che da poco era con Piamborno. Un passaggio non facile che ora inizia a dare i suoi frutti. C’è anche la fatica dell’integrazione, qualche pregiudizio, ma c’è l’impegno di tutti per fare bene e ci sono tanti collaboratori senza i quali il sacerdote non potrebbe fare molto. Un grazie grande va a tutti: alle mamme e agli animatori del Grest e dei campi scuola, a Suor Serena, ma soprattutto ai giovani, ai ragazzi e ai bambini. Devo ringraziare anche don Rosario Mottinelli, che mi ha aiutato al mio arrivo in Valle, e don Cristian Favalli, per il suo entusiasmo, sperando che si trovi presto un aiuto per lui.

Quali sono i suoi programmi pastorali?

So che non è facile entrare in una parrocchia nuova e vorrei rispettare il più possibile le tradizioni e l’esperienza già vissuta. Da un primo incontro con il sindaco di Villachiara è emerso che la situazione della parrocchia è attualmente abbastanza delicata. Sono disponibile ad affrontare i problemi e a provare, un po’ per volta, a risolverli. Man mano impareremo a conoscerci e a scoprire, come suggerisce il Vescovo Pierantonio, i volti delle persone.

C’è un versetto del Vangelo che la accompagna e che l’ha accompagnata in questi anni?

Non ce n’è uno in particolare, all’inizio del mio cammino era “Vieni e seguimi”, ma, ogni anno agli esercizi trovo una parola che mi possa accompagnare e aiutare a seguire il Signore, quest’anno è stata “Stai con me”: se ci allontaniamo da Lui, se ci facciamo troppo distrarre dalle cose da fare, rischiamo di perdere la strada che lui ci ha preparato.

Lei è una vocazione adulta: com’è maturata la sua vocazione?

Sono sempre stato un giovane di oratorio, già da ragazzo ho iniziato a fare il catechista, poi l’incontro con il Signore a 24 anni, dopo l’università, durante il servizio militare. Da allora, anche mentre lavoravo in banca, la preghiera, la messa quotidiana, il servizio alla parrocchia, al bar e al catechismo, mi hanno sempre accompagnato. Poi alcuni momenti di adorazione, la scuola di teologia per laici, i ritiri e gli esercizi spirituali nel cammino per il diaconato permanente mi hanno aiutato a prendere la decisione di entrare in seminario e ora da 12 anni sono felicemente prete.

Per un sacerdote originario della Bassa qual è stato l’impatto con la Valle Camonica?

Non ho trovato differenze troppo marcate. Forse una differenza può essere il carattere, all’inizio un po’ più diffidente, ma quando ci si conosce meglio, nascono delle amicizie profonde e valide collaborazioni. Molto bello è l’attaccamento ai propri santi, specialmente qui in media Valle all’Annunciata e al Fratasì (il Beato Innocenzo da Berzo). Così, le feste patronali, il culto per i defunti, le varie fiere e mostre che caratterizzano in modo diverso e particolare ogni comunità possono essere valorizzati per richiamare ancora tanti fedeli che normalmente non sono coinvolti nella vita delle parrocchie.

LINDA BRESSANELLI 22 ott 2018 09:38