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di GIUSEPPE BELLERI 18 set 2020 11:04

Il pittore che ha regalato la grazia

Sono tante le chiese e le dimore di Concesio, della Provincia di Brescia, ma anche alcune estere, che hanno dei quadri o degli affreschi di Angelo Rossini, che, imparata l’arte da bravi maestri e osservando la natura − che insieme al Tempo è sapiente maestra − non l’ha messa da parte, poiché il recondito significato del detto è di applicarla, metterla in atto giorno per giorno, l’arte.

Il diploma. Angelo, dopo essersi diplomato maestro d’arte inizia a lavorare come professionista, frequenta altri pittori (ricordiamo il concittadino Umberto Moschetti), collabora con altri colleghi (in particolare con Caffi, Salvetti, Vinetti e Corti nel “Gruppo Campiani Zeit) e affinata e personalizzata la sua modalità espressiva, che all’inizio risentiva dell’influsso del russo Kandinsky, produce centinaia di opere sia a tema religioso che profano. Perché senza un bel quadro la parete pare spoglia: se il Duomo di Milano o la Basilica di San Pietro fossero prive di affreschi, vetrate, mosaici e statue non sarebbero così belle.

Di Angelo vogliamo presentare alcune sue opere iniziando dalla pala che ha dipinto per la chiesetta di San Velgio sul monte, a San Vigilio suo paese d’origine. Da anni alcuni notabili hanno pensato di coprirla con un drappo bianco, temendo che la modernità della pennellata rossiniana disturbasse la vetera costruzione risalente all’XI secolo. Ma c’è pieno nelle chiese di tutto il mondo di simbiosi artistiche fra opere antiche e recenti, come ben dimostra anche il famoso scultore bresciano Edoardo Ferrari, che ha riempito di moderni altari le chiese di mezzo mondo. Uno dei quadri di Rossini che ci piace di più è quello che campeggia nel salone, adiacente alla chiesetta, nella casa di riposo di Concesio. Al centro, lucente e solenne, dal volto serio e maestoso, Papa Paolo VI guarda verso la folla di uomini tumultuosi che alla sua destra sventolano delle bandiere rosse; mentre con la mano destra si appoggia al suo bastone che culmina con una croce, con la sinistra accarezza i piedi di un bimbo, gioioso e giocoso nelle braccia di sua madre; in alto a destra una veduta del paese nativo San Vigilio incornicia suor Laura Colosio impegnata a soccorrere i bisognosi; una bambina, la nipote Sara, pur timorosa, è al riparo tra le vesti del Papa con le scarpine adagiate su di uno stupendo tappeto di fiori in compagnia di un bel gatto, che spesso appare dei quadri di Rossini.

Personaggi. Sicuramente molti si riconosceranno nei vari personaggi ritratti, perché Angelo di norma dipinge visi incontrati nelle contrade cittadine e, deposti nella memoria, pronti ad uscirne al bisogno. Ed oltre alla firma Angelo suole mettere in ogni suo quadro un gallo, a volte ben nascosto fra volti, fiori o drappeggi. Qui c’è pure il suo ritratto spudoratamente indicato da una mano che ricorda quella, famosa, della Cappella Sistina. L’ultimo quadro di cui vogliamo parlare è quello che accoglie il pellegrino giunto al culmine del Passo della Forcella che rappresenta l’apparizione della Madonna della Stella ad un pastore sordomuto: qui si è colpiti da una Maria che al pari di una principessa zingara sfoggia un grosso orecchino e ben quattro anelli alle dita; qualcuno ha pensato che la Madonna non aveva bisogno di questi mondani accessori, ma Maria l’ha fatto non per l’uomo ma per essere ancora più bella al cospetto del suo Dio. Se una popolana fosse invitata da un re non indosserebbe delle eleganti vesti, anche solo per quella volta, che normalmente non vestirebbe mai? Ma lasciamo ai posteri la sentenza e noi senza tema terminiamo questo scritto colmi di gratitudine per il pittore Angelo Rossini che ci ha donata si tanta bellezza, ma che, dopo una triste pausa, ora riprenderà con più lena e col cuore non più in pena, a cogliere il bello e a donarcelo col suo pennello.

GIUSEPPE BELLERI 18 set 2020 11:04