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Lumezzane
di ROMANO GUATTA CALDINI 06 ago 2021 11:39

Toninelli al Meeting di Rimini

Lo scrittore lumezzanese, studioso dell’opera di Tolkien, è atteso alla rassegna culturale di Comunione e Liberazione

Lumezzanese, insegnante, scrittore e collaboratore di “Voce”, Mauro Toninelli non è solo questo. È anche uno dei maggiori studiosi italiani di John R. R. Tolkien, dalla cui penna è nato, fra le tante opere, “Il Signore degli anelli”. “The Tree of Tales” è il titolo della mostra, ospitata nei padiglioni del Meeting di Rimini, in calendario dal 20 al 25 agosto, dedicata allo scrittore di Bournemouth. Sono circa 20 gli studiosi di Tolkien che da ogni parte del mondo sono stati chiamati alla rassegna di Comunione e Liberazione proprio per approfondire le tematiche che da sempre caratterizzano l’autore che ha dato vita agli “Hobbit”.

Toninelli, come nasce il suo interesse per Tolkien?

Era la metà degli anni ’90 quando un compagno di classe mi propose la lettura de Il Signore degli Anelli. Un po’ dubbioso e un po’ fiducioso, aprii quei fogli già vecchi e sgualciti. Nell’ignoranza delle letture ideologiche che avevano accompagnato negli anni l’opera di Tolkien (e che lo accompagnano ancora), nell’incoscienza che letterati e letteratura mainstream non ritenessero un libro degno di nota la vicenda di Frodo e compagni, nell’incoscienza di chi fosse l’autore di quella lunga storia che un po’ per la mole delle pagine spaventava, un po’ intrigava, me lo lessi tutto d’un fiato, gustandolo, commovendomi, partecipando alle vicende con pathos. Da allora la lettura de “Il Signore degli Anelli” è appuntamento fisso quasi annuale. Il tentativo di capire il perché di alcune sensazioni, del respiro offerto all’anima da parte di quel testo mi ha spinto a leggere, rileggere, indagare, approfondire…

“Colui che raccontò la grazia” (Cittadella editrice) è il suo ultimo volume dedicato allo scrittore di Bournemouth. Cosa può dire oggi Tolkien ai giovani, soprattutto se guardiamo all’aspetto religioso?

Colui: sta a indicare la persona; la prospettiva che si vuole seguire è quella di Tolkien, la sua e non quella di altri. Raccontò: lo stile scelto da Tolkien per affrontare questioni vitali è quello narrativo. Né prediche né filosofie. La grazia: dove si intende l’azione di Dio nella storia in relazione alla libertà umana. È una verità chiave del cattolico Tolkien. C’è una visione “nuova” dell’opera che, rispetto a tutti coloro che continuano ancora a misurare la cattolicità del romanzo in base alla presenza esplicita o meno di Cristo o del “religioso”, vuole mostrare come solo uno sguardo diverso – dal punto di vista teologico-cristologico – sia più coerente con il testo stesso e possa rendere ragione della proposta tolkeniana.

“Per festeggiare il suo 111° compleanno. È qui che comincia la nostra Storia” sarà il tema della sua conferenza al Meeting di Rimini. Puoi anticiparci qualcosa su quanto andrà a esporre nell’occasione?

Quando si scrive una storia esiste sempre un quando e un dove. Si pensi all’inizio classico delle favole: “C’era una volta in un paese lontano…”. Il quando e il dove non sono irrilevanti. La cosa particolare è che Tolkien ha offerto molteplici riflessioni sulla Storia e sulla storia. Il riferimento per le mie riflessioni sono sempre le lettere e gli scritti di Tolkien: lui diviene critico di se stesso. La frase citata nel titolo è la conclusione della parte in cui, prima del romanzo vero e proprio, Tolkien racconta qualcosa sugli Hobbit. In questo caso usa il termine Storia con la maiuscola. Il tentativo, nella mia conferenza, sarà quello di offrire qualche stimolo per capire meglio cosa intenda e quali aperture ci possano essere a partire da qui.

ROMANO GUATTA CALDINI 06 ago 2021 11:39