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Siria
di LUCIANO ZANARDINI 07 apr 2017 13:28

Se questa è la vostra libertà, vi odiamo

La Siria è senza pace: di chi sono le responsabilità? Mons. Antonio Antraning Ayvasian racconta in questa intervista la situazione drammatica del Paese e punta il dito contro l'Occidente

“59 missili americani lanciati in nome della libertà”. Esordisce così con amarezza mons. Antonio Antraning Ayvasian, vicario generale dell’Alta Mesopotamia per i Cattolici di Rito Armeno, che questa sera a Brescia, all’interno del programma dei Quaresimali proposti dai Custodi delle Sante Croci, parla del sangue della Siria. “In Siria San Paolo è diventato cristiano. In Siria Gesù si è fatto vivo dopo la sua ascensione in cielo. In Siria abbiamo grandi Santi, filosofi e teologi. La Siria – spiega mons. Antonio – è un Paese tollerante. Non abbiamo mai avuto problemi né con gli ebrei né con i musulmani. Hanno voluto dividere un Paese. E oggi, che cosa abbiamo? Prima eravamo liberi, adesso siamo tornati 1500 anni indietro. Voi cosa preferite? Il barbarismo e la distruzione dei simboli religiosi? Se questa è la vostra libertà, noi vi odiamo”.

Da lontano si fatica a comprendere la situazione… L’opinione pubblica è stata colpita dall’utilizzo delle armi chimiche…

Hanno bombardato un deposito di armi, al cui interno c’erano anche materie chimiche. Gli americani due settimane fa hanno ucciso 240 tra donne e bambini a Mosul ma nessuno ne parla. C’è una regia unica di tutti i mass media per far cadere il governo di Assad… ma chi vi ha dato questa procura? Noi siamo liberi, vogliamo essere liberi. Tutto il mondo prende le notizie solo da Rami Abdul Rahman che vive a Londra e parla a nome dell’opposizione siriana.

Siete delusi dall’Occidente?

Che cosa fate voi stranieri in un Paese sovrano e indipendente? Con quale ragionamento? L’Europa, purtroppo, non può uscire dall’obbedienza agli Stati Uniti e alla Nato. Non ci aspettavamo che proprio l’Occidente, campione della libertà, ci togliesse questa libertà.

E l’Isis?

Nell’Isis sono rappresentati 103 Paesi ma non ci sono siriani: che cosa fanno in Siria? La nostra ferita è profonda.  L’Isis finisce quando gli americani mettono fine alle telecomunicazioni. Hanno rubato il petrolio che è stato rivenduto ai turchi. Hanno venduto a metà prezzo, anche agli italiani, le opere d’arte. Si disinteressano se muoiono le persone. 

Quali sono i rapporti della Chiesa con Assad?

Non abbiamo rapporti, ma vediamo in lui la figura che unisce il popolo siriano. Non fa distinzioni tra musulmani e cristiani. Ci rispetta.

Che ruolo giocano i ribelli siriani?

Ma quali ribelli? Questa è una barzelletta… Hanno pescato alcuni venditori di verdure, ma noi siamo 24 milioni di abitanti.

Cosa ha imparato in questi anni?

Ho imparato che non dobbiamo avere fiducia in nessuno al di fuori della nostra appartenenza alla Chiesa cattolica. Se non fossi stato un cattolico, avrei imbracciato le armi contro gli americani.

Visti i molteplici interessi in gioco, da dove possiamo ripartire?

Uno, per capire, deve venire sul posto. Erdogan è il capo dei Fratelli Musulmani. E’ lui che apre i confini e addestra, pagato dall’Arabia e dal Golfo, questi signori. Le armi sono fabbricate in Turchia e finanziate dall’Arabia. La Turchia sta bene economicamente. Erdogan odia la Siria perché noi siamo una famiglia con più etnie.

La Chiesa non ha smarrito la speranza

Non abbiamo più beni. Facciamo un lavoro sociale e paramedico perchè ci confrontiamo con grandi povertà e miserie. Le persone hanno perso tutto. I curdi hanno confiscato le case dei cristiani, hanno occupato i terreni agricoli. Siamo quasi isolati. Non abbiamo la libertà di scendere nelle strade e di uscire dai quartieri cristiani senza rischiare di essere presi e sfruttati per il traffico di armi. Per questo la gente, con rammarico, fugge.

Anche il Papa dimostra continuamente la sua vicinanza…

L’unico nunzio apostolico (mons. Mario Zenari) che porta il titolo di cardinale è in Siria. Poco tempo fa, mons. Zenari ha detto: Quelli che non credono nell’Inferno, vengano in Siria e lo vedranno".

C’è una quotidianità difficile da raccontare…

Le scuole sono aperte. Di giorno ci muoviamo, di notte no. Non osiamo. Sappiamo che dal cielo può cadere qualcosa. Anche tutti i riti della Pasqua, che comunque celebreremo, li faremo di giorno.

LUCIANO ZANARDINI 07 apr 2017 13:28