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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 03 apr 2015 00:00

Riforma sanitaria della Regione. Parolini: "La libertà di scelta rimane una priorità"

La riforma della sanità lombarda procede fra intoppi e discussioni. Nonostante ciò, e al di là delle varie proposte arrivate in Consiglio, secondo l'assessore Mauro Parolini, entro la fine di settembre potrebbe arrivare il testo finale

Prende forma la rivoluzione del sistema sanitario lombardo annunciata nel luglio scorso. Dopo lo stop del documento di riforma presentato nel dicembre scorso, viziato da un intoppo procedurale, adesso le forze di maggioranza discutono dei testi depositati con l'obiettivo di raggiungere una sintesi condivisa. Diverse le criticità sollevate dal Nuovo Centrodestra. Ne abbiamo parlato con l’assessore bresciano in Regione Mauro Parolini.

Può illustrarci, in sintesi, per quanto possibile, qual è il contenuto della riforma?
Questa ulteriore bozza è un tentativo non tanto ben riuscito di sintesi delle varie proposte. Ad oggi siamo ancora in una fase di elaborazione, di proposte, perché il contenuto dell’attuale testo è lontano, troppo lontano, dall’idea che abbiamo inserito nella proposta del Ncd. Ad oggi non vi sono reali novità. Certo che se si propongono ospedali con minimo di 1000 posti letto, una dimensione che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha definito eccessiva, per garantire i servizi in condizioni ordinarie, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Io sono dell’idea che a Brescia abbiamo un grande ospedale, il Civile, abbiamo eccellenze nell’ospedalità pubblica gestita dai privati, basti pensare alla Poliambulanza o agli ospedali del Gruppo San Donato. Credo che si debba fare una sola cosa: prendere tutto ciò che c’è adesso e che va bene, rafforzandolo, e tagliare tutto ciò che non va. Le aziende ospedaliere mi sembra abbiano trovato una loro dimensione, coprono bene il territorio e sono bene organizzate. A Brescia abbiamo la necessità di risolvere l’anomalia della Valcamonica, che costituisce oggi una realtà troppo piccola, nonostante ciò credo che l’autonomia della Valcamonica vada mantenuta. La nostra soluzione: rinforzare la rete attuale mantenendo l’autonomia delle singole aziende ospedaliere, proporre un’unica azienda sanitaria locale della provincia di Brescia, per quanto riguarda i ruoli, come quelli dei medici di medicina generale, dei pediatri e sul territorio, delle farmacie, devono essere valorizzati maggiormente, anche in rapporto alla presa in cura del malato cronico. Bisogna inoltre valorizzare quello che in passato è stata la forza in passato del sistema socio-sanitario Lombardo: una fortissima integrazione del pubblico con il privato, soprattutto del privato non-profit, che a Brescia ha esempi fulgidi. E’ questa la nostra sfida, altrimenti si rischia di fare qualche alchimia istituzionale, mettendo in piedi stravaganti realtà. Bisogna partire dai bisogni reali e dalle capacità già in campo. Il nostro obiettivo è di trovare una sintesi positiva perché al centro non ci sono le nostre idee, che pure mettiamo in campo, non ci sono posizioni da difendere, ma c’è il paziente, il cittadino, ci sono le famiglie, ai cui dare strumenti ancora più efficaci.

Fra le maggiori problematiche sollevate figura la libertà di scelta dell’utente. In questi mesi è passata l’idea che l’utente non sia più una priorità.
L’utente rimane una priorità per due motivi: primo, perché crediamo che la libertà sia il fondamento di una società democratica, maggiore è la libertà di scelta meglio è. Il secondo punto, altrettanto importante, è rappresentato dal fatto che la libertà di scelta è stata foriera di una sana competizione fra pubblico e privato, ma soprattutto fra le diverse aziende pubbliche. In questo contesto l’ospedale cerca di fare bella figura, di curare bene… anche perché alla fine dell’anno l’ospedale deve dimostrare di essere stato gestito efficacemente, con i conti in pareggio. Se qualcuno pensa di tornare a una sanità gestita dall’alto, al pari dei piani quinquennali di memoria sovietica, produrrebbe un disastro, ma non credo che nella nostra maggioranza ci sia qualcuno con tali intenzioni

Stando all’attuale testo le risorse come verranno destinate? Quali sono i cambiamenti?
Chiariamo subito che la sanità italiana, in percentuale, costa sul Pil meno di quella di tutti i Paesi sviluppati, quindi non c’è un eccesso di spesa della sanità. C’è bisogno, ma è già in atto, il ricorso ai piani di rientro per quelle regioni che hanno sforato negli anni scorsi. Su questo l’intervento del Governo è stato positivo, le regioni hanno risposto. Ovviamente la Lombardia non è fra queste, avendo i conti in pareggio da quasi 15 anni, potendosi permettere di investire sul futuro. Le risorse non caleranno, ma aumenta la necessitò di spesa: aumenta l’età media, aumentano alcune patologie, mentre altre, come quelle legate alla sfera psichiatrica, devono essere affrontate in maniera più precisa. Dobbiamo spendere meglio le risorse che abbiamo, ma per farlo serve un fortissimo coinvolgimento del non-profit.

L’iter a che punto è?
Ci sono i progetti di legge depositati in Consiglio, c'è un gruppo di lavoro che ha lo scopo di fare una sintesi e adesso è arrivato un ulteriore contributo di alcuni uffici della Giunta. Credo che l’obiettivo che avevo indicato, ossia avere una legge pronta a fine settembre, possa essere raggiunto.
ROMANO GUATTA CALDINI 03 apr 2015 00:00