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Brescia
di REDAZIONE ONLINE 10 apr 2015 00:00

Sanatoria 2012. Giovanni Valenti: "La Bossi-Fini è un minotauro giuridico"

Novità importanti per quanto riguarda Brescia e i migranti. La città sarà sede della Commissione decentrata per la valutazione dei richiedenti asilo. Intervista a Giovanni Valenti, presidente della Fondazione Guido Piccini

Si riapre il confronto fra Brescia e il Governo per la vicenda dei migranti che si sono visti respingere la domanda di sanatoria 2012. Una delegazione guidata dall’assessore alla partecipazione del Comune di Brescia Marco Fenaroli e dal vice prefetto Salvatore Pasquariello è approdata nei giorni scorsi al Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno a Roma per discutere della vicenda. Di quanto emerso dal confronto ne abbiamo parlato con Giovanni Valenti, presidente della Fondazione Guido Piccini.

Prima di entrare nel merito dell’incontro, le chiedo, per gli ascoltatori che non hanno seguito la vicenda, perché Brescia è entrata nell’occhio del ciclone? In sostanza, perché in relazione alla sanatoria Brescia è un’anomalia?
E’ un’anomalia in termini di percentuali delle richieste di emersione della clandestinità: dell’80% delle richieste il 20% sono state accolte. Rispetto ai trend nazionali è una clessidra rovesciata. Un’anomalia dovuta in parte alla fiscalità della verifiche delle prove, dall’altra non sono state accettate alcune certificazioni di medici, della Caritas, o di parroci, che garantivano la presenza di queste persone antecedente alla sanatoria: le prove non sono state ritenute valide, non sono state riconosciute.

Quali sono i margini di operatività presentati dal capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione Mario Morcone?
Penso che il tutto sia riconducibile alle prassi già utilizzate in passato nelle stesse situazioni che riconosce la legittimità della presenza della persone sul territorio dello Stato nei termini previsti dalla sanatoria data da certificazioni mediche o rilasciate da strutture di accoglienza.

Oltre alla fuoriuscita dalla clandestinità di migliaia di uomini e donne, è stato sollevato anche il problema del rinnovo dei permessi di soggiorno, che con la crisi, essendo legati alla sussistenza di un reddito, rischiano di diventare un ulteriore fattore di preoccupazione per molte famiglie che da anni vivono in Italia. In tal senso il questore Carmine Esposito si è detto disponibile ad un confronto...
Siamo di fronte a una situazione di incredibile divario fra quelle che sono le realtà di regolarizzazione degli ultimi anni e la decadenza dei permessi di soggiorno fissati a quota 500mila su tre annualità. Un’anomalia italiana legata di fatto al sistema di legare il permesso di soggiorno al lavoro, soprattutto in un contesto di grossa flessibilità e precarietà del lavoro stesso. Un cappio che viene messo al collo di migliaia di famiglie presenti in Italia da tempo, senza aver mai commesso reati, con tutto il diritto di essere rispettati e di rimanere nel Paese. Da qui la necessità, l’impellenza, di cambiare la Bossi-Fini: un minotauro giuridico che lega fatalmente lavoro e permesso di soggiorno, senza prendere in considerazione le profonde mutazioni del mercato del lavoro avvenute nel corso degli ultimi 20 anni. Una situazione che coinvolge intere famiglie che da un giorno all’altro rischiano di non poter più vivere in Italia.

Per quanto riguarda i richiedenti protezione internazionale, che nella nostra provincia sono 500, Brescia sarà sede della Commissione decentrata per la valutazione dei richiedenti asilo, competente anche per Bergamo, Cremona e Mantova. Su incarico della Loggia lei farà parte della Commissione. Qual è l’importanza di questa realtà? Anche in termini di tempistiche…
Questa Commissione accelererà sicuramente le tempistiche delle audizioni dei richiedenti asilo, attualmente troppo lunghe, che mettono le persone in un’attesa snervante prima di poter comparire davanti alla Commissione, al fine di sapere che cosa avverrà nel loro futuro. D’altro canto questa presenza riconosce a Brescia una funzione importante in termini di immigrazione, anche per quanto riguardo l’arrivo dei richiedenti asilo. In tal senso Brescia può fornire esperienze eccellenti, come Adl, K-Pax e tante altre. In questo contesto la Commissione non potrà che lavorare al meglio.
REDAZIONE ONLINE 10 apr 2015 00:00