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Brescia
di MAURO TONINELLI 15 apr 2015 00:00

Settimana corta sì, settimana corta no. La Consulta degli studenti si pronuncia

Martedì 14 aprile si è riunita la consulta provinciale degli studenti con i rappresentanti di tutti gli istituti superiori bresciani

Settimana corta sì, settimana lunga no. La proposta della Provincia che stimola gli istituti provinciali a valutare la possibilità di distribuire l’intero orario formativo di ogni scuola in cinque giorni fa discutere e agita i pensieri di docenti, alunni e dirigenti. Sull’onda di questi stimoli martedì 14 aprile si è riunita la consulta provinciale degli studenti con i rappresentanti di tutti gli istituti superiori bresciani.

"Gli studenti sono il cuore della scuola. La Provincia non consultandosi nè con questi nè con le altre rappresentanze degli Organi Collegiali ha trascurato e non rispettato l'opinione delle scuole stesse. Quest’incontro – ha sottolineato Luca Facciano, presidente della Consulta – è una grande occasione per fare ‘democrazia partecipata’ e per far valere alcuni diritti fondamentali degli studenti". Tutti pronti a pensare, immaginare, valutare e ipotizzare quale possa essere il futuro degli Istituti bresciani, tra cui i giovani: “Sentiamo forte la necessità di dire la nostra, in quanto protagonisti della realtà scolastica” ha spiegato Simone Papa, vicepresidente della consulta. E gli aspetti critici sono chiari: “Ciascuno è invitato a dibattere sulle modalità di didattica dei singoli Istituti” ha fatto eco Nancy Bortone dell’Arici seguita da Manuel Capra del Golgi: “La proposta è disposta in modo errato e imposta agli studenti. Se fosse istituita in diverso modo e con i protagonisti della scuola sarebbe più che accettabile, incrementando linee autobus e adeguando le scuole ad offrire un servizio consono per le attività pomeridiane". Alcune scuole hanno iniziato a proporre sondaggi agli insegnanti, agli alunni e alle loro famiglie.

Il brusio sui pro e contro si è fatto sentire. Danilo Falsoni, insegnante di lettere da 35 anni, studioso e ricercatore, in servizio al Lunardi non ha dubbi: “Inaccettabile dal punto di vista didattico perché solo chi non messo mai piede in una scuola può immaginare l’attenzione dei ragazzi per così tante ore consecutive. È stato vergognoso il modo in cui viene somministrato uno pseudosondaggio a giochi già fatti – ha continuato duramente – e non è realizzabile secondo la situazione attuale della scuola italiana. In più si presupporrebbero spazi. Rimane aperto un quesito: quando i ragazzi studiano e rielaborano didatticamente?”. Alla Provincia, che riceverà un documento redatto proprio dalla consulta con pro e contro e considerazioni, ora la replica.
MAURO TONINELLI 15 apr 2015 00:00