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Brescia
di R. GUATTA CALDINI 29 mag 2015 00:00

A 30 anni dalla strage di Heysel cosa è cambiato nel calcio?

Il 29 maggio del 1985, nello stadio Heysel di Bruxelles, morivano 39 persone. Cosa avvenne? Il mondo dello sport da allora è mutato? Le risposte del delegato vescovile per la pastorale degli sportivi mons. Claudio Paganini

Sono passati 30 anni dalla strage di Heysel, avvenuta durante la finale di Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus nello stadio di Bruxelles, in cui morirono 39 persone tra cui 32 italiani. “La struttura dello stadio – ha ricordato mons. Claudio Paganini, delegato vescovile per la pastorale degli sportivi – per la troppa gente presente, cedette; uno spostamento di tifosi creò quel crollo drammatico. La cosa più grave fu che la partita si giocò comunque. Fu doloroso pensare ai morti ancora in campo mentre si giocava per onorare i contratti televisivi...”.

Se l’Europa sembra essere riuscita a tamponare il gap sulla sicurezza, in Italia la strada da fare è ancora lunga. “Qualcosa è migliorato – continua Paganini –, ma in Italia ci sono ancora stadi obsoleti, tifoserie quanto mai demenziali, ricordiamo i recenti accadimenti a Brescia e a Roma. Non si è in grado di gestire lo sport con saggezza”. Se per tamponare la violenza degli hooligans molto è stato fatto, “in Italia le tifoserie hanno ancora carta bianca”. A questi fattori si aggiunge una forma mentis dei vertici sportivi che privilegia il business rispetto al fattore educativo.

“Negli ambienti giovanili – sottolinea Paganini – si educa solamente all’agonismo, si educa a vincere e questo va bene, però tra vincere con tutti i mezzi, anche illeciti, e conquistare la vittoria dopo un duro allenamento, c’è una bella differenza. Vincere soffrendo, faticando, lavorando: deve essere questo il percorso; nello sport come nella vita”. La corruzione che caratterizza certi ambienti è lo specchio della società: “Come la società non riesce a trasmettere principi chiari, così lo sport si è lasciato contaminare, è preda di affaristi che puntano solamente al lucro”.

"Una piattaforma educativa da cui partire": è questa la definizione di sport data da mons. Claudio Paganini, che ha sottolineato ulteriormente come con il "calcio scommesse" la mafia sia riuscita a estendere i suoi tentacoli in un settore della società dove il sano agonismo e il rispetto dell'avversario dovrebbero essere le colonne portanti.
R. GUATTA CALDINI 29 mag 2015 00:00