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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 28 set 2018 12:30

Mario Sberna al timone dell'Anfn

Mario ed Egle Sberna guideranno per i prossimi quattro anni l’Associazione nazionale delle famiglie numerose. La coppia è stata eletta nelle scorse settimane dagli associati, convocati in assemblea al Palacongressi di Bellaria-Igea Marina

Mario ed Egle Sberna guideranno per i prossimi quattro anni l’Associazione nazionale delle famiglie numerose. La coppia è stata eletta nelle scorse settimane dagli associati, convocati in assemblea al Palacongressi di Bellaria-Igea Marina. Per i due è un ritorno alla guida dell’Anfn. Mario Sberna è oggi vicedirettore dell’Ufficio famiglia della diocesi, dopo una parentesi in parlamento dove ha portato avanti i capisaldi dell’Associazione (a lui si deve l’introduzione della Carta famiglia).

Sberna, di cosa hanno bisogno oggi le famiglie numerose?

Lo stesso di cui hanno bisogno da decenni: l’applicazione dell’art. 31 della Costituzione con la conseguente applicazione di politiche tributarie e fiscali, familiari più in generale, che siano attente al bene più grande di una nazione, i propri figli… In Italia chi ha dei figli viene penalizzato per averli messi al mondo. Purtroppo, questo è dovuto alla mancanza di rispetto della Costituzione, non vedo una concretizzazione dei suoi enunciati. Si parla di tutto fuorché di figli, quando il sostegno alla genitorialità dovrebbe essere la prima chiave di volta per un Paese che è in pieno inverno demografico. Il nostro compito è svegliare le coscienze.

Su quali tematiche insisterete?

Certamente sulla natalità, sul ritorno a una seria politica di incentivazione. Il Paese sta morendo. È sotto gli occhi di tutti. Le famiglie numerose erano 3 milioni negli anni ’60 del secolo scorso, sono ridotte a 100mila nel 2018. È necessario risvegliare l’attenzione sulla necessità di opportuni provvedimenti affinché vengano messi al mondo dei figli. È e deve essere una delle nostre priorità.

Qual è la situazione nel Bresciano?

Non siamo messi meglio rispetto al resto del Paese. In città come in provincia la popolazione invecchia drammaticamente. Non vedo segnali particolarmente significativi a favore delle famiglie. Sono necessari ulteriori incentivi: basti pensare, ad esempio, al sostentamento delle spese scolastiche. Oggi le ricerche indicano che le giovani coppie vorrebbero avere almeno due figli e se questo non avviene non c’è da stupirsi… Si fermano a uno quando va bene proprio a causa delle difficoltà economiche. Non è da sottovalutare, inoltre, l’aspetto culturale. Come comunità dovremmo essere capaci di accogliere con gioia ogni nuovo bimbo che viene alla luce, facendo di questo avvenimento una festa per la città, per i paesi, perché di festa si tratta, è la festa del domani. Una nascita non dovrebbe essere un fatto privato, ma un evento pubblico, un’occasione di gioia per tutti. Anche Brescia, da questo punto di vista, ha della strada da fare.

È necessario un cambio di paradigma?

Ovviamente. Dobbiamo scrollarci di dosso quelle teorie neomalthusiane che continuano a fare furore nelle menti degli italiani come dei bresciani in generale. Siamo troppi. È questo che sostengono. Si tratta di teorie portate avanti dai radicali che nel tempo hanno impestato le coscienze di gran parte della popolazione portandoci all’attuale disastro.


ROMANO GUATTA CALDINI 28 set 2018 12:30