Santa Stefania apre il Tour delle Pievi

Il Tour delle Pievi 2025, promosso anche quest’anno dal nostro settimanale in collaborazione con la Fondazione Provincia di Brescia Eventi, inizia, domenica 18 maggio, a Nuvolento dalla Pieve di Santa Stefania. La formula, ormai collaudata, prevede la presentazione storico-artistica e un aperitivo.
Fuori dall’abitato di Nuvolento, un’altra antica pieve sorta nella pianura ai piedi dell’altopiano di Serle vicina al tracciato dell’antica strada romana che portava al Garda, si presenta con un nome “strano”, perché intitolata a “santa Stefania”, ma in realtà, come altre pievi, è intitolata a Santa Maria Assunta. Lo “strano” nome deriva dal fatto che nella chiesa della pieve si svolgevano le feste dette “stefanìe” dedicate a Santo Stefano, il primo martire cristiano. Un’altra caratteristica, che accomuna la pieve di Nuvolento alle altre pievi della diocesi, è la presenza nei pressi di molti reperti dell’epoca romana, provenienti da una “villa” romana che sorgeva lì, come testimoniano le tracce archeologiche distanti a qualche centinaio di metri dalla chiesa, e il ritrovamento di varie lapidi, oggi raccolte nel Museo Civico di Brescia, che indicavano come nel luogo fosse presente una nobile famiglia romana della gens Fabia.
La Pieve, come recita il sito dell’Ecomuseo di Botticino, “di non grande estensione, ma in una posizione “strategica”, è stata il centro della vita sociale e religiosa di Nuvolento, ma anche dei paesi vicini, dato che dipendevano da essa per i sacramenti le comunità di Prevalle, Paitone, Serle, Nuvolera, Mazzano e Molinetto, ciò che provocò per vari secoli rapporti conflittuali con il monastero benedettino di san Pietro in Monte (Serle)”. Ancora oggi l’edificio della chiesa sorge in mezzo ai campi, con la sua semplice e severa costruzione in pietra locale di impianto romanico, con la semplice struttura “a capanna” con accanto il campanile che rivela alla base alcune tracce di una costruzione romana.
L’interno è scandito da quattro arconi tardogotici che determinano spazi di quattro cappelle per ogni lato e che sorreggono la copertura del soffitto che presenta una variegata copertura a “tavelle” decorate con motivi geometrizzanti, dove le linee colorate si intrecciano come in un ricamo. Gli intonaci superstiti rivelano interessanti affreschi che decorano tutta la chiesa risalenti al periodo tra tardo Quattrocento e primo Cinquecento: spiccano soprattutto le due cappelle, una che si apre sulla parete sinistra e l’altra sulla parete destra. Quella di sinistra, chiamata “cappella Facchi” dal nome dell’antico committente, è tutta decorata e si presenta come un originale ventaglio aperto con dodici “spicchi” con figure di profeti , ognuno con una scritta e una frase che indica il futuro dell’avvento di Cristo sulla Terra a cui fanno contorno le figure dei dodici apostoli, i testimoni della vita di Cristo; sulla parete di fondo della cappella al centro La Vergine col bambino attorniata ai lati da figure di santi e martiri; sull’esterno della cappella, in alto la scena dell’Annunciazione, la cui decorazione è stata attribuita a Floriano Ferramola (Brescia 1470-1527). La cappella di fronte presenta una sola scena, quella della Deposizione attribuita al periodo giovanile (1515 circa) di un altro noto pittore bresciano, Paolo da Caylina il Giovane (1485-1560 circa), nipote ed erede della bottega del suo grande zio, Vincenzo Foppa (Brescia 1530 ca.-1515). Tra la metà e la fine del Quattrocento sono riconducibili gli affreschi che “contornano l’abside sull’arco santo; in alto una grande scena che, nonostante il deperimento dei colori, rivela un artista della metà del Quattrocento con “fantastiche ed eleganti costruzioni di una città (la città “celeste”); a destra un meglio conservato affresco che presenta il progenitore di Cristo, Abramo, con Isacco e accanto la Madonna in trono col Bambino; sempre sull’arco santo (a destra) tra le varie figure di santi, molto deperite, è identificabile un San Bernardino da Siena, l’inventore del simbolo eucaristico (IHS) che predicò a Brescia nel 1422 e nel 1442. La chiesa divenne la parrocchiale di Nuvolento dopo il Concilio di Trento e fino alla costruzione dell’attuale costruita nella seconda metà del Settecento. Presenta anche notevole tracce dell’arte del primo Settecento, negli altari marmorei ad intarsio, tra cui quello dell’altare maggiore, su cui si erge un tabernacolo in legno dorato, nella decorazione pittorica a monocromo della cantoria con scene a monocromo e che conserva un pregevole organo. Conserva parecchi ex voto, tra cui quello del 1711, realizzato quale ringraziamento alla Vergine, per avere tenuto lontano dalla comunità la “peste” bovina. Anche l’opera, in pietra e ferro, realizzata da Lino Sanzeni e dedicata a san Paolo VI, è una testimonianza concreta di fede e arte.
