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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 21 dic 2018 09:35

Torna Camper Emergenza

Brescia solidale, anche nella notte di San Silvestro, non dimentica i meno fortunati. “L’ultimo con gli ultimi”: appuntamento il 31 dicembre. Alle 19.30 la S.Messa

“L’incontro con queste persone emarginate è l’espressione di una fratellanza radicata nella comune umanità e testimoniamo con piccoli segni di amore. Da questi incontri emergeva come prima necessità la richiesta di cibo: qualcosa da mangiare, da bere, possibilmente caldo d’inverno. Seguiva poi la richiesta di vestiario e di coperte per le notti fredde passate all’addiaccio sulle panchine o sotto un riparo di fortuna; il bisogno di informazioni; il desiderio di comunicare con i propri cari lontani, quindi l’aspirazione a un lavoro, ad una casa...”. Così Romano Damiani, scomparso nel 2013, raccontava la storia, la bella storia, di Camper Emergenza, una delle realtà solidali più radicate in città. Dopo la morte dello storico fondatore, l’attività è stata portata avanti dalla moglie Mariarosa e dal figlio Giovanni, ambedue volti di una santità quotidiana senza clamori, che tutte le sere, dal lunedì al venerdì, parcheggiano il loro camper in via Leonardo Da Vinci a Brescia, fornendo un pasto caldo e un po’ di conforto ai tanti emarginati che si aggirano infreddoliti. E come da tradizione, sarà proprio in via Leonardo Da Vinci che i volontari della Protezione civile e gli Alpini allestiranno la tensostruttura dove si terrà, il 31 dicembre, “L’ultimo con gli ultimi”. Brescia solidale, anche nella notte di San Silvestro, non dimentica i meno fortunati. Alle 19 è prevista l’accoglienza, mentre alle 19.30 verrà celebrata la S. Messa. Poi, come in ogni Capodanno che si rispetti, dopo la cena, frutto delle abilità culinarie delle Penne nere, si attenderà la mezzanotte per il brindisi finale, lasciandosi così alle spalle, anche se per poche ore, la miseria, la solitudine e, purtroppo, anche la disperazione che attanaglia un numero di persone in costante crescita, soprattutto fra i bresciani.

Giovanni, che anno è stato il 2018?

Molti più italiani si sono rivolti a noi rispetto al passato, il più delle volte padri separati che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Non sono persone giovanissime, si tratta di una fascia d’età che va dai 50 ai 55 anni circa. Rimangono le classiche frange di marginalità: clochard, tossicodipendenti, persone con problemi di alcolismo. Senza dimenticare tutte quelle persone che, da un giorno all’altro, si sono trovate in mezzo alla strada per i più svariati motivi.

C’è una storia particolare?

In tutta sincerità no, non ho mai ascoltato testimonianze più particolari di altre. Accogliamo tutti, indifferentemente dal proprio passato e presente, nella speranza di fare il massimo per loro, consci dei nostri limiti. Tentiamo di ridare loro la dignità perduta, nel tentativo di poter risolvere, seppur in minima parte, i problemi che li affliggono. È molto difficile. Lo ammetto. Facciamo il possibile per aiutarli a riemergere. La speranza che ce la facciano a migliorare la loro condizione c’è sempre, ma sono casi rari, rarissimi, si contano con il contagocce.

Quando si pensa a Camper Emergenza il pensiero corre automaticamente al cestino degli alimenti. Eppure oltre a un pasto caldo, sicuramente importante, offrite anche l’ascolto…

La nostra azione non si limita alla mera consegna di un cestino con all’interno un pasto caldo. Vogliamo dare loro un volto. Non sono figure anonime quelle che si avvicinano la sera al nostro camper. Certo, durante la giornata queste persone vivono isolate, ai margini della società, ma quando allunghiamo il braccio per consegnare loro il pasto, il nostro obiettivo è avvicinarle, conoscerle, capire chi abbiamo di fronte e quali sono i loro problemi. Mia madre li conosce uno a uno, conosce le loro storie, i drammi che non si sono ancora lasciati alle spalle. Rifocillate, riparate dal camper, queste persone si lasciano andare, narrando le loro vicissitudini a mamma Mariarosa.

Cosa ti spinge a continuare un’attività tanto impegnativa?

Mi aiuta una grande forza d’animo e la volontà di non abbandonare da soli, per strada, questi ragazzi. Su tutto prevale la voglia di continuare quanto iniziato dai miei genitori nel 1997. È questa forza che mi spinge ad andare avanti.

Quanto conta la generosità dei bresciani?

Mio padre credeva molto nella provvidenza che non ci ha mai abbandonato. I bresciani, continuerò a ripeterlo, sono persone molto generose.

ROMANO GUATTA CALDINI 21 dic 2018 09:35