lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Roma
di MASSIMO VENTURELLI 04 mar 2021 14:24

Covid-19. Preti in prima linea

Dal 1° marzo al 30 novembre 2020 sono stati 206 i sacerdoti diocesani italiani morti a causa diretta o indiretta del Covid-19. A essere coinvolto nella strage silenziosa è quasi un terzo delle diocesi italiane: 64 su 225. Solo a Brescia al 31 gennaio scorso erano 18. La maggiore concentrazione delle vittime è nell’Italia settentrionale (80%), con un picco in Lombardia (38%), Emilia Romagna (13%), Trentino-Alto Adige (12%) e Piemonte (10%). Segue il Centro (11%) e il Sud (9%). Il mese di marzo del 2020 è stato quello che ha fatto registrare il numero più alto di decessi (99), che rappresentano poco meno della metà del totale (48%), In diocesi è stato il 15 marzo

è stato il giorno più funesto, con la morte di don Angelo Cretti (73 anni), di don Giovanni Girelli (73 anni) e e di don Diego Gabusi (66 anni). Don Giovanni, in particolare, si era ammalato, portando il conforto cristiano agli ammalati nei primi giorni della pandemia, quando ancora troppo poco di conosceva del Covid e della sua capacità si contagare. Don Girelli prestava il suo ministero a Orzinuovi, una delle comunità più colpite dalla prima ondata, e in quei giorni aveva accompagnato al cimitero 60 persone.

Situazione. Ad aprile la situazione migliora (27 morti) per digradare nella tarda primavera e durante l’estate (5 vittime complessive). A ottobre però la miccia si riaccende con i primi 7 decessi della seconda ondata, per poi rapidamente deflagrare nel mese di novembre con 68 morti (33%). A morire sono stati soprattutto i preti più anziani, con un’età media di 82 anni in linea con quella delle vittime di Covid-19 nella popolazione generale. Questo e molto altro ancora si trova nelle pagine di “Covid-19: preti in prima linea. Storie straordinarie di chi ha dato la vita e di chi non si è arreso”, il libro di Riccardo Benotti, dato alle stampe dalle Edizioni San Paolo.

Bilancio. Quello realizzata dal giornalista, caposervizio del Sir, l’agenzia di informazione della Conferenza episcopale italiana, è un primo bilancio dei sacerdoti italiani morti per Covid, Non è, però, un semplice elenco di nomi. Si tratta, piuttosto, del ricordo di preti che, come il “nostro” don Girelli, non si sono fatti intimorire dal virus e hanno scelto di testimoniare il loro sacerdozio sino all’estremo sacrificio. Alcune storie sono raccontate in modo più ampio, come quella del cappellano del carcere di Bergamo, don Fausto Resmini, figura di riferimento per la città, che ha contratto il virus per restare accanto alle persone più fragili che accoglieva nella Comunità di Sorisole e avvicinava in stazione; o di don Silvio Buttitta, compagno in seminario di don Pino Puglisi, che nei suoi 60 anni di sacerdozio ha cresciuto intere generazioni in uno dei quartieri più poveri e degradati di Palermo.

Schede. Benotti ha voluto, poi, dedicare una scheda sintetica per ciascun sacerdote morto per Covid-19, bresciani compresi, a testimonianza della passione che ciascuno di loro ha nutrito per la grande famiglia umana che era stata loro affidata. Il senso dell’opera di Riccardo Benotti è riassunto alla perfezione nelle parole della presentazione del card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. L’arcivescovo di Perugia, a sua volta passato attraverso l’esperienza della malattia. “Nel tempo della pandemia − scrive il presidente dei vescovi italiani −- i sacerdoti hanno davvero espresso il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo. Hanno donato un esempio autentico di solidarietà con tutti. Sono stati l’immagine viva del Buon Samaritano, contribuendo non poco a rendere credibile la Chiesa”, a darle un’immagine di autenticità e di concretezza anche, prosegue il card. Bassetti, “con la testimonianza della loro vita”.

Testimoni. Proprio per questo, nelle prime pagine del suo libro, Benotti racconta le testimonianze dirette dei preti che hanno servito il popolo che è stato loro affidato durante il primo anno della pandemia: il cappellano dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, il presidente dell’Opera Diocesana Assistenza a Firenze, il cappellano del carcere di San Vittore a Milano e un parroco della periferia di Roma.

MASSIMO VENTURELLI 04 mar 2021 14:24