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Brescia
di R. GUATTA CALDINI 23 giu 2016 00:00

Morire di speranza

Domenica 26 giugno alle 11.45 nella basilica dei Santi Faustino e Giovita verrà celebrata una Messa in suffragio di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa

“Ormai il Mediterraneo è diventato un cimitero”. Così, senza troppi giri di parole, ha esordito padre Mario Toffari, direttore dell’Ufficio per i migranti della Diocesi, presentando la S. Messa – in suffragio di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa – che verrà celebrata domenica 26 giugno alle 11.45 nella basilica dei Santi Faustino e Giovita. Partecipano la Diocesi con gli Uffici per i migranti, per le missioni e per il dialogo interreligioso, il Movimento dei Focolari, le Acli e la Caritas.

“Morire di speranza” è il tema della celebrazione, presieduta da padre Toffari, che si inserisce nel quadro della preghiera che si svolge in molte città italiane. Dall’inizio del 2016 a oggi sono 2.868 le persone che hanno perso la vita in cerca di un futuro migliore, in cerca di una speranza di vita che renda più dignitosa la loro esistenza. Nel mondo si contano circa 65 milioni di persone costrette alla condizione di rifugiati o di sfollati, a causa della guerra in Siria, dei conflitti in Africa e della lotta per la sopravvivenza e sicurezza personale. “Bisogna prendere atto che ci sono delle persone che – per la fame, per la guerra, per la speranza di migliorare la propria vita – mettono a rischio la propria vita. Trovare una soluzione dignitosa per l’esistenza dei 65 milioni di rifugiati credo sia un atto cristiano meraviglioso”.

Il pensiero di padre Toffari va poi alle giovanissime vittime dei viaggi della speranza: “Vogliamo ricordare tutti quegli angeli-bambini che sono morti in mare: perché non pensare che diventino gli angeli custodi sia di chi viene qui da noi sia di chi li accoglie? E ancora, e forse questa è la domanda fondamentale, perché non si apre il cuore di chi governa tanti Stati? Penso alla sedicente e accogliente Europa. Sono pochi ormai gli Stati che cercano in qualche modo di accogliere: il problema sembra sia solo trovare il modo di respingere chi arriva, cercando di mandarlo nell’‘orto’ del vicino, ma ci commuoviamo per l’immagine di un bambino morto su una spiaggia... Di fronte a simili tragedie non possiamo che gridare a Dio il nostro dolore, affinché il cuore degli uomini si apre all’accoglienza, come al rispetto”. Alla giornata di preghiera si sono unite circa una trentina di città italiane: “Preghiamo insieme, innalziamo insieme un grido che non è più, come avveniva all’inizio, il grido di singole diocesi, ma è il grido della Chiesa italiana”.
R. GUATTA CALDINI 23 giu 2016 00:00