lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
di PAOLA RINALDI 07 ago 2020 09:25

Quell’Amico di cui fidarsi

Per #IlFilodellememorie, la testimonianza di Paola Rinaldi, operatore socio sanitario alla Poliambulanza

Quando è iniziata questa pandemia, il nostro servizio, essendo un ambulatorio giornaliero è stato chiuso. Ci è stata chiesta la disponibilità a lavorare in altri reparti della Poliambulanza, se fosse stato necessario. Non ho dovuto pensarci, mi sono sentita pronta fin da subito a dare il mio contributo. La mia è stata la risposta ad una chiamata non solo esterna, ma anche interiore più profonda, a dare tutta me stessa in un momento di estremo bisogno. Sono approdata in pronto soccorso, dove ho conosciuto nuovi colleghi che mi hanno pazientemente spiegato quali erano le mansioni da svolgere. Mi sono sentita subito accolta. Pur nel trambusto della situazione, ho potuto vedere come lavorano “gli angeli”, sempre pazienti, gentili con tutti, educati e rispettosi di ogni situazione che in quei momenti poteva presentarsi. Il lavoro lì era simile a quello di un alveare. Ognuno aveva un compito ben preciso e si muoveva da un capo all’altro del reparto per svolgere il proprio, così come fanno le api volando di fiore in fiore per raccogliere il nettare. Una organizzazione incredibile per dare risposta a tutte le richieste che arrivavano incessantemente. Un movimento continuo di cuori e menti pulsanti all’unisono. Sono passata poi in vari reparti ed ho potuto seguire personalmente i malati, ascoltare le loro storie, accudirli, confortarli. Ho cercato di essere per loro l’amica, la figlia, la sorella che in quel momento non poteva essere presente. Accompagnare i dimessi alla porta e vedere l’incontro con i loro familiari era per me un’emozione ogni volta. Ogni giorno ho affidato nelle mie preghiere, anche le anime di coloro che se ne sono andati. È solo grazie alla preghiera e all’affidamento a Maria e Gesù, che ho potuto vivere questo momento molto serenamente, direi in modo inaspettato. Nella mia parrocchia, c’era per la Quaresima, l’adorazione eucaristica, e io, quando ero libera dai turni di lavoro, mi recavo a questo incontro. È stato molto importante avere un Amico a cui confidare preghiere, timori e speranze. Le fatiche erano leggere da portare in confronto a chi stava vivendo la malattia. Ogni giorno ho affidato nelle mani di Dio la mia vita perché si servisse di me come strumento per le sue opere. Ho provato grande gioia e serenità nel fare il mio lavoro. Ringrazio Dio per le grazie che mi ha concesso e concede, i colleghi e ogni persona che ho incontrato sul mio cammino e che hanno contribuito a rendere questa esperienza per me straordinaria.

PAOLA RINALDI 07 ago 2020 09:25