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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 02 ott 2015 00:00

Carrón e quella "Bellezza disarmata"

Dieci anni di riflessioni a tutto tondo della guida di Comunione e liberazione, don Julián Carrón, raccolte in un volume edito da Rizzoli

Il 7 gennaio del 2015 la strage nella redazione di Charlie Hebdo scuoteva il cuore del Vecchio Continente. A margine degli accadimenti, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il teologo don Julián Carrón, dal 2005 alla guida di Comunione e liberazione, poneva un interrogativo: “Noi cristiani crediamo ancora nella capacità della fede che abbiamo ricevuto di esercitare un’attrattiva su coloro che incontriamo e nel fascino vincente della sua bellezza disarmata?”.

Oggi le riflessioni del successore di don Luigi Giussani, scaturite e proposte in diverse occasioni, sono raccolte nel volume “La bellezza disarmata” (Rizzoli, pp. 374, 18 euro). E’ un Carrón che parla al cuore dell’uomo, aprendo egli stesso il suo al lettore, senza trincerarsi dietro arroccamenti difensivi, ma cercando le risposte alle sfide del presente ponendo lo sguardo sull’uomo, sull’Io, in totale sintonia con il pensiero teologico del sacerdote di Desio. Era stato infatti don Giussani ad avvertire che “la soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno non avviene direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta”.

I venti di tempesta che scuotono l’Occidente hanno un’origine ben specifica, già identificata da Benedetto XVI, a cui Carrón attinge spesso. "La vera contrapposizione che caratterizza il mondo di oggi non è quella tra diverse culture religiose, ma quella tra la radicale emancipazione dell’uomo da Dio, dalle radici della vita, da una parte, e le grandi culture religiose dall’altra”, sottolineava Ratzinger nell’aprile del 2005 in occasione di un discorso a Subiaco dal titolo "L'Europa nella crisi delle culture".

Anni dopo Benedetto XVI tornò a trattare lo stesso argomento identificando nella contrapposizione la coesistenza di due anime. Da un lato sussiste “una ragione astratta, antistorica – sottolineava il Santo Padre marcandone la radice Illuminista – che intende dominare tutto perché si sente sopra tutte le culture. Una ragione finalmente arrivata a se stessa che intende emanciparsi da tutte le tradizioni e i valori culturali in favore di un’astratta razionalità”. Sul versante opposto, invece, abbiamo un’Europa “che possiamo chiamare cristiana, che si apre a tutto quello che è ragionevole, che ha essa stessa creato l’audacia della ragione e la libertà di una ragione critica, ma rimane ancorata alle radici che hanno dato origine a questa Europa che l’hanno costruita nei grandi valori, nelle grandi intuizioni, nella visione della fede cristiana”.

Nel mondo sono in atto cambiamenti epocali, in ambito culturale, religioso e politico. Di fronte al “crollo delle evidenze” i cristiani possono fornire il loro originale contributo. E’ la ferma convinzione di Carrón: “Noi cristiani non abbiamo alcuna paura a entrare, senza privilegi, in questo dialogo a tutto campo. Questa è, per noi, un’occasione preziosa per verificare la capacità dell’avvenimento cristiano di reggere davanti alle nuove sfide, poiché ci offre l’opportunità di testimoniare a tutti che cosa accade nell’esistenza quando l’uomo intercetta l’avvenimento cristiano lungo la strada della vita”. Un’accettazione che passa inevitabilmente dal ritorno all’essenziale, da un ritorno a Cristo, alla sua “bellezza disarmata” e disarmante.
ROMANO GUATTA CALDINI 02 ott 2015 00:00