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di RAFFAELLA FALCO 22 feb 2024 15:57

Ave Crux, Spes unica

Non è l’unica tra i santi ad essersi avvicinata così tanto al misterioso fuoco della Croce fino a bruciarsi, ma è senza dubbio colei che ha provato ad indagarlo con le armi della ragione, a scriverne con la penna e infine a lasciare che l’epilogo lo raccontasse la sua stessa vita. Suor Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein (Breslavia, 1891 - Auschwitz, 1942), ebrea per nascita, atea per scelta, si converte al cattolicesimo dapprima a contatto con il dolore di un’amica, cristiana, che aveva perso il marito: “Fu il mio primo incontro con la croce e con la forza divina che essa comunica a chi la porta. Vidi per la prima volta, tangibile davanti a me, la Chiesa nata dal dolore del Redentore nella sua vittoria sul pungolo della morte. Fu il momento in cui andò in frantumi la mia incredulità e risplendette la luce di Cristo, Cristo nel Mistero della Croce” e poi leggendo, in una notte, l’autobiografia di S. Teresa d’Avila: “Quando richiusi il libro mi dissi: questa è la verità”.

La Verità, che aveva cercato attraverso lo studio della filosofia, le si rivela nella forma di una croce da abbracciare e di un crocifisso a cui assimilarsi. Conversione, sacramenti, scelta del Carmelo e martirio sono le tappe visibili di un cammino di fede fatto di scelte tanto audaci, quanto naturali, in sintonia con la consapevolezza, sempre più chiara in lei, che, consacrandosi, ha sposato Cristo “sotto il segno della Croce”. Questi passaggi della sua vita sono ben rappresentati nel film “La settima stanza”: porte che si chiudono e stanze, per lo più interiori, che si aprono, fino all’epilogo, con l’immagine di una Pietà in cui lei, Edith, è il nuovo Cristo deposto dalla Croce, tra le braccia di sua madre, ebrea, morta senza comprendere la scelta della figlia. Edith vive con fierezza l’appartenenza al suo popolo, arrivando ad offrirsi in espiazione per le colpe dei suoi fratelli, “affinché il Signore sia accolto dai suoi”, annotando, con una lucidità impressionante: “S’acuisce in me l’impellenza di un mio proprio olocausto”, che non le farà sconti, perché “si può acquistare una Scienza della Croce, solo se si comincia a soffrire veramente del peso della Croce”. Crocifissa con Cristo, in attesa della morte, di lei hanno testimoniato: “Mi colpì per la sua grande calma e per la pace che diffondeva intorno a sé. L’angoscia dei nuovi arrivati nel campo era indescrivibile. Molte mamme erano vicine ad impazzire. Lei si interessava dei loro bambini, li lavava, li pettinava, cercava il cibo per loro. Durante il tempo della sua permanenza si dedicò a lavare e a fare pulizia”. Dal campo scrive: “Sono contenta di tutto. Ave Crux, Spes unica”.

RAFFAELLA FALCO 22 feb 2024 15:57