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di MARIAGRAZIA ARDISSONE 30 nov 2023 08:46

Impresa e management

Se facciamo riferimento allo stile di impresa ed all’ampio significato che lo scorso editoriale abbiamo attribuito al termine leadership, riflessione che ne consegue è il management d’impresa, che veste e rappresenta lo stile della stessa. Cosa intendiamo per management? La prassi, il vocabolario, la metrica della vita moderna presenta il manager come colui che, ispirandosi al principio latino del manu agere, conduce per mano e guida l’organizzazione verso gli obiettivi desiderati ma tale approccio rischia di essere parziale se non letto rispetto alla postura civile che il manager può auspicabilmente adottare. Se facessimo coincidere il management solo con competenze tecniche e modelli applicabili in qualsivoglia contesto prescindendo dall’eterogeneità degli stessi, peccheremmo di ingenuità imprenditoriale, perché perderemmo la capacità di sguardo sul mondo. E verremmo meno alla visione che il management sollecita, cioè esser specchio di saperi altri rispetto al tecnicismo imprenditoriale, quali l’antropologia, la filosofia, la psicologia, la sociologia, scienze tutte che, unite alla capacità gestionale, lo rendono un’arte, difficile e virtuosa, a servizio delle imprese.

È questione di centratura rispetto al mondo: il manager civile è colui che ha capacità di abbraccio dell’organizzazione e delle persone mantenendo sempre viva ed allenata la sua sensibilità di multistakeholder, ponendosi in posizione vigile ed attenta nei confronti del contesto di riferimento in cui l’impresa opera. È colui che consente il raggiungimento di obiettivi di efficienza ed efficacia mai dimenticando la responsabilità civile di impresa e la sostenibilità ambientale, interagendo e aprendosi continuamente al territorio, allo Stato, al mercato, al mondo civile tutto e sapendo agire una capacità di sintesi e mediazione tra tutti i portatori di interesse. È colui che contribuisce a generare fiducia nel mercato, nelle istituzioni pubbliche, nei rapporti personali ed imprenditoriali. È colui che, alzando lo sguardo oltre i numeri dell’impresa, sa interpretarli raccordandoli rispetto agli andamenti esistenti, nel mercato e nella società. È capace di vivere e vedere l’impresa come un bene comune e civile per la comunità, luogo di generazione di profitto, dunque valore economico, e valori altri, quali libertà, inclusività, democrazia, rispetto, accoglimento delle biodiversità, fiducia, relazioni. È colui che rende l’impresa attore collettivo e civile. Ora, come possono le nostre imprese agevolare e incentivare la centratura del management rispetto alla dimensione civile?

MARIAGRAZIA ARDISSONE 30 nov 2023 08:46