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Brescia
di GUIDO COSTA 18 giu 2020 12:47

La carica degli otto milioni

Il tema urgente di oggi (lo era anche prima del Covid-19 a dire il vero!) è riformare strutturalmente gli ammortizzatori sociali, svuotarli di assistenzialismo e riempirli di contenuti formativi

Dici “cassa integrazione” e immediatamente pensi alle aziende messe in ginocchio dalle ricadute della pandemia sul sistema economico e ai milioni di lavoratori che sono rimasti senza occupazione; 150mila nella nostra provincia! L’associazione di idee immediatamente successiva è “ritardi dell’Inps” nel pagamento di ciò che spetta ai lavoratori come sostegno al reddito. Eppure il Governo ha messo a copertura della voce “ammortizzatori sociali Covid-19”, una quantità enorme di risorse pubbliche, qualcosa come 25 miliardi di euro, e ha dato il via libera al ricorso, da subito, da parte delle aziende in crisi, ad ulteriori 4 settimane di cassa integrazione. La risposta pubblica all’emergenza lavoro è stata e continua a essere consistente. Perché allora tanti lavoratori non hanno ancora visto un euro? Per l’eccezionalità di quel che ci è capitato (che forse troppo in fretta stiamo cercando di cancellare). E poi per l’enorme impatto che tutto ciò ha avuto su strumenti normativi e tecnici inadeguati. L’Inps ha ricevuto in poche settimane oltre 8 milioni di pratiche per ammortizzatori sociali rispetto ad un volume ordinario di 100mila richieste l’anno. Le difficoltà tecniche le spiegano i numeri. Quelle normative riguardano obiettivi e meccanismi degli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione ordinaria, che interviene a salvaguardia del reddito dei lavoratori dell’ industria, e i Fondi di Integrazione Salariale, creati nel 2015 per riordinare quella che fino ad allora era stata la cassa integrazione in deroga autorizzzata dalle Regioni che in modo troppo dispersivo interveniva nelle crisi delle medie, piccole e piccolissime aziende. Il fatto è che l’eccezionalità della crisi causata dalla pandemia e la necessità di dare copertura a qualsiasi tipologia di lavoro ha resuscitato la cassa in deroga. Intento buono, ma complicazioni moltiplicate per 21, perché ogni Regione ha la sua regolamentazione, le sue procedure, le sue tempistiche; non a caso il “Decreto Rilancio” ha fatto saltare il passaggio regionale, ma si era già a fine maggio. Da qui a dare addosso all’INPS ce ne vuole di approssimazione! Per questo il tema urgente di oggi (lo era anche prima del Covid-19 a dire il vero!) è riformare strutturalmente gli ammortizzatori sociali, svuotarli di assistenzialismo e riempirli di contenuti formativi. Nella speranza che la complessa macchina dell’economia riprenda a funzionare, magari anche grazie a coraggiose politiche per lo sviluppo, al momento non pervenute.

GUIDO COSTA 18 giu 2020 12:47