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di MASSIMO VENTURELLI 29 lug 2016 00:00

Uno spettacolo desolante...

Un manipolo di senatori a palazzo Madama per ascoltare il question time di Alfano sull'emergenza sicurezza

È vero che una delle prime norme per scongiurare il rischio di cadere vittime attentati è quella di evitare i grandi assembramenti. Ogni decalogo sulla sicurezza che si rispetti lo mette bene in evidenza, così come non manca di ricordare (e di mettere sotto stretta sorveglianza) quelli che sono possibili obiettivi sensibili. Legittimo pensare che i luoghi simbolo delle istituzioni nazionali rientrino nell'elenco che, come ha ricordato anche ieri nel corso di una conferenza stampa il ministro dell'Interno Angelino Alfano, viene costantemente aggiornato...

Nonostante tutta questa serie di ragioni risulta però inconcepibile, incomprensibile e sconfortante il fatto che ieri ad ascoltare al Senato il titolare del Viminale per un question time dedicato proprio al tema della sicurezza alla luce degli ultimi tragici fatti registrati in Europa, tra Francia e Germania, e per conoscere come il nostro Paese si sia attrezzato per combattere le forme di terrorismo che hanno "firmato" queste ultime azioni, fosse presente solo un manipolo di senatori (20, 30 a seconda delle fonti).

Le immagini trasmesse lasciano veramente senza parole, soprattutto se confrontate con i fiumi di parole, l'enfasi e la vis polemica che al di fuori dell'aula di Palazzo Madama (lo stesso potrebbe valere per Montecitorio e per molte delle altri sedi istituzionali in cui siedono, o dovrebbero, sedere i rappresentanti dei cittadini) a cui senatori di ogni schieramento e formazione politica quando sono chiamati a dire la loro su un tema che, oggi, oggettivamente un'emergenza per il Paese.

E se è vero che il vuoto di Palazzo Madama (ad onor del vero tutti i partiti avevano in aula un rappresentante, sigh!) non trova mai giustificazioni, visto che i senatori (così come i deputati) sono lautamente rimborsati per essere presenti, risulta ancora più difficile concepirlo in occasione di un question time su un tema tanto importante come quello della sicurezza del Paese, in una stagione di nuove e imprevedibili minacce terroristiche. E, ancora, se è difficilissimo, praticamente impossibile, giustificare l'assenza di quei senatori che si iscrivono a quella parte della politica che invita a guardare con la giusta lucidità a quello che sta avvenendo per non correre il rischio di portare l'Italia in "guerre di religione" che oggi non hanno senso, lo è ancora di più per i rappresentanti di quelle forze che non mancano occasione per usare questi temi forti per scaldare strumentalmente le piazze, per quei politici che inondano più e più volte al giorno le redazioni di giornali e televisioni di comunicati stampa sempre più allarmisti e di critica nei confronti di un governo incapace di fare fronte con efficacia al problema e che non mancano di ribadire gli stessi concetti davanti alle telecamere che li intercettano in tutti i posti fuorché in quelli in cui dovrebbero essere (Parlamento e altre "aule" istituzionali).

Se, come sostengono (non so con quante ragioni) quella in atto è una guerra, che restino a "combatterla" al loro posto, sugli scranni parlamentari, perché quello è il loro "fronte" e perché è lì che sono stati chiamati a portare il loro contributo. Se, invece, come capita spesso l'aula parlamentare è un posto in cui passare di tanto in tanto, forse ha ragione che sostiene che di un Senato così fatto e che dà di se questi spettacoli si possa fare anche a meno...
MASSIMO VENTURELLI 29 lug 2016 00:00