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Città del Vaticano
06 mar 2025 06:29

Polveri tossiche offuscano l’aria del pianeta

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“Ci accorgiamo di essere fragili quando ci scopriamo esposti, nella vita sociale e politica del nostro tempo, alle polveri sottili che inquinano il mondo”. Lo scrive il Papa, nel testo dell’omelia da lui preparata per la messa delle Ceneri

“Ci accorgiamo di essere fragili quando ci scopriamo esposti, nella vita sociale e politica del nostro tempo, alle polveri sottili che inquinano il mondo”. Lo scrive il Papa, nel testo dell’omelia da lui preparata per la messa delle Ceneri, e letto dal card. Angelo De Donatis, penitenziere maggiore. Le parole di Francesco si intrecciano con la fragilità e la speranza: parole chiave che accompagnano il cammino della Quaresima verso la Pasqua. Le ceneri ricordano infatti ciò che l’uomo è ma sono anche la speranza di ciò che sarà. “Le ceneri - sottolinea il Papa - ci aiutano a fare memoria della fragilità e della pochezza della nostra vita: siamo polvere, dalla polvere siamo stati creati e in polvere ritorneremo!”. La vita è un soffio. lo insegna soprattutto l’esperienza della fragilità, che l’uomo sperimenta nelle sue stanchezze, nelle debolezze con cui deve fare i conti, nelle paure che lo abitano, nei fallimenti che gli bruciano dentro, nella caducità dei suoi sogni, nel constatare come siano effimere le cose che possiede.

Anche la malattia, prosegue l’omelia del Papa,  fa toccare con mano la fragilità come la povertà e il dolore “che a volte piomba improvvisa su di noi e sulle nostre famiglie”. Francesco mette in guardia anche dalle “polveri sottili” che inquinano il mondo: "La contrapposizione ideologica, la logica della prevaricazione, il ritorno di vecchie ideologie identitarie che teorizzano l’esclusione degli altri, lo sfruttamento delle risorse della terra, la violenza in tutte le sue forme e la guerra tra i popoli”.

“Sono tutte polveri tossiche- scrive -  che offuscano l’aria del nostro pianeta, impediscono la convivenza pacifica, mentre ogni giorno crescono dentro di noi l’incertezza e la paura del futuro”.

La fragilità, poi, richiama l’uomo alla morte spesso esorcizzata, nella società dell’apparenza e anche nel linguaggio, “ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita”.

“Nonostante le maschere che indossiamo e gli artifizi spesso creati ad arte per distrarci- sono ancora parole del  papa Francesco-  le ceneri ci ricordano chi siamo. Questo ci fa bene. Ci ridimensiona, spunta le asprezze dei nostri narcisismi, ci riporta alla realtà, ci rende più umili e disponibili gli uni verso gli altri: nessuno di noi è Dio, siamo tutti in cammino”.

L’invito di Francesco è di rimettere al centro della propria Gesù “perché la memoria di ciò che siamo – fragili e mortali come cenere sparsa nel vento – sia finalmente illuminata dalla speranza del Risorto”. Orientare la vita verso Cristo rende infatti l’uomo “un segno di speranza per il mondo”. L’elemosina, rimarca il Papa, ci invita a “uscire da noi stessi per condividere i bisogni gli uni degli altri”. Dalla preghiera impariamo a “scoprirci bisognosi di Dio o, come diceva Jacques Maritain, mendicanti del cielo”; dal digiuno si impara “che abbiamo fame di amore e di verità, e solo l’amore di Dio e tra di noi riesce davvero a saziarci e a farci sperare in un futuro migliore”.

06 mar 2025 06:29

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