Difendere le donne è una bandiera di civiltà
Una riflessione a più mani in merito al recente voto unanime del Senato sul disegno di legge relativo al femminicidio. Il commento di Ludovica Sala (Responsabile Diritti Civili e Pari Opportunità Brescia in Azione), di Giorgia Gualdi (Responsabile U30 Brescia in Azione) e Veronica Cadenelli, iscritta a Brescia in Azione e attivista sui diritti di genere

Le scriviamo in rappresentanza di Brescia in Azione per offrire una riflessione equilibrata, ma ferma, sul recente voto del Senato che ha approvato all’unanimità il disegno di legge sul
femminicidio. Il femminicidio non è un omicidio qualunque: è l’uccisione di una donna in quanto donna, per motivi di discriminazione, possesso o odio. Riconoscere questa specificità significa prendere atto di una realtà drammatica e strutturale che da tempo colpisce il nostro Paese.
Dare un nome preciso a questa violenza non è solo una scelta simbolica: è un atto politico di responsabilità. Significa rendere visibile ciò che troppo spesso resta sommerso, negato, ignorato. Significa dire con chiarezza che esiste una forma di violenza che colpisce le donne in quanto tali. Non ci illudiamo che una legge possa da sola trasformare la società e di colpo porre fine alla piaga del femminicidio.
Per sradicare la violenza di genere serve agire nelle scuole, nelle famiglie e nella cultura, costruendo dei veri percorsi di sensibilizzazione e comprensione del fenomeno. Ma faremo il possibile, in ogni sede, perché quel giorno arrivi.
E la sfida sta anche nel contrastare parole come “per voi se una donna uccide un uomo è meno grave”. Sono parole ridicole, che non fanno altro che sminuire la gravità della violenza in base al genere, alimentando una retorica conflittuale tra donna e uomo, quando una società sana si fonda sulla coesistenza e comunione tra questi.
La politica deve dare un segnale netto: chi colpisce le donne per motivi di genere troverà un Paese che si schiera dalla parte delle vittime, senza esitazioni, e costruire una radicata consapevolezza su questo tema sarà la sfida che lo Stato e la società tutta avrà il compito di edificare. Difendere le donne dalla violenza non può e non deve essere una bandiera di parte: è una battaglia di civiltà.
