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Cellatica
di GIANDOMENICO GIRARDELLI 27 lug 2020 08:03

Le sfide della pastorale

Ho letto con attenzione il tuo editoriale e con altrettanta attenzione la citata istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” da poco redatta dalla Congregazione per il Clero.

L’amore per la Chiesa, l’amore e il sincero affetto che nutro per il clero che la guida e l’amore per la mia parrocchia mi porta a fare alcune riflessioni sulla sfida proposta: “E’ in questo ‘territorio esistenziale’ che si gioca tutta la sfida della Chiesa in mezzo alla comunità” (16).

La prima parte del documento è una bella analisi della situazione attuale ed una proposta di traguardi ambizioni a cui tendere. Troviamo nel documento stimoli di cambiamento importanti che ci fanno riflettere sulle attività proposte (17) in modo tale che vengano trasformate sempre di più in attività missionarie (20). Mi consola il vedere che l’Iniziazione Cristiana (23) ha un posto fondamentale in questo rinnovamento, il tentativo della nostra diocesi di rinnovarla anche per i fanciulli ed i ragazzi è stato profetico.

Il cambiamento della nostra mentalità (35) è alla base di questo rinnovamento.

La prima parte si conclude con un forte rilancio del ruolo dell’intero popolo di Dio e quindi anche dei laici (37) per la riuscita di questa “avventura”: “La missione a cui è chiamata la parrocchia, in quanto centro propulsore dell’evangelizzazione, riguarda dunque tutto il Popolo di Dio nelle sue diverse componenti: presbiteri, diaconi, consacrati e fedeli laici, ciascuno con il proprio carisma e secondo le responsabilità che gli corrispondono” (41).

Da questo punto in avanti sembra che la penna usata per redigere il documento sia stata presa da un’altra mano.

Il focus passa sul come riorganizzare la parrocchia, le unioni di parrocchie, le unità pastorali e da questo tipo di attività sparisce completamente il laicato ed il Popolo di Dio. Il filo conduttore sembra essere “il ruolo fondamentale ed esclusivo del ministero ordinato”.

Al numero 36 si ricorda giustamente “Tenendo presente quanto la comunità cristiana sia legata alla propria storia e ai propri affetti, ogni pastore non deve dimenticare che la fede del Popolo di Dio si rapporta alla memoria familiare e a quella comunitaria. (...)”.

Questa raccomandazione viene persa dal numero 46 in poi dove il ripensare l’organizzazione delle parrocchie è completamente affidato al Vescovo ed al Consiglio Presbiterale. Persone sagge ed attente, ma che non possono conoscere la “storia e gli affetti” di ogni singola comunità. A mio avviso il rinnovamento avrebbe suggerito un coinvolgimento diretto della comunità che subisce un cambiamento importante per la sua vita.

Lo stesso dicasi per i vari consigli presenti nella struttura della Chiesa. Nessun segno di rinnovamento evidente; rimangono organi consultivi di cui il parroco non è membro, ma presidente e le proposte del consiglio “devono essere accolte favorevolmente dal parroco per diventare operative” (113).

Anche per quanto riguarda quello che viene detto al numero 101: “La gestione dei beni (...) è un ambito importante di evangelizzazione e di testimonianza”, non vedo le novità suggerite dalla Lumen Gentium (31)   per il ruolo dei laici: “(...) cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”, queste cose temporali e terrene non sono forse anche i famosi beni materiali ?! Far assumere ai laici una responsabilità vera in questo ambito, non lascerebbe più liberi i sacerdoti di occuparsi del loro carisma: annunciare il Vangelo ed amministrare i sacramenti ?!?!

Le poche aperture descritte al paragrafo VIII.h “Altre forme di affidamento della cura pastorale”, sono dettate esclusivamente da: “l’unica causa canonica che rende legittimo il ricorso ad essa è una mancanza di sacerdoti” (90), non dunque una nuova apertura a possibili diverse forme di cura pastorale.

Per doverosa brevità, che già ho superato, non mi dilungo sulle puntigliose, e a volte stucchevoli, sottolineature rispetto alle terminologie da utilizzare (da cui si evince che anche che la nostra “guida dell’oratorio” non è a norma) ed altri punti che mi piacerebbe discutere.

Un documento pieno di ottimi spunti e traguardi ambizioni per la cui attuazione si suggerisce di usare il freno a mano piuttosto che l’acceleratore.

GIANDOMENICO GIRARDELLI 27 lug 2020 08:03