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Città del Vaticano
di M. MICHELA NICOLAIS 10 dic 2025 12:13

Papa Leone: La morte non è un controsenso

Oggi la morte “appare una specie di tabù, un evento da tenere lontano; qualcosa di cui parlare sottovoce, per evitare di turbare la nostra sensibilità e tranquillità”. A denunciarlo è stato Leone XIV, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla Risurrezione di Cristo come risposta ultima alla nostra domanda sulla morte. Di fronte allo “scenario del transumano”, occorre ricordare che “la morte non è “un controsenso”, ma “una grande maestra di vita”: non è la fine, ma il passaggio “verso un’eternità felice”.

“Il mistero della morte ha sempre suscitato nell’essere umano profondi interrogativi”, l’esordio della catechesi: “Essa infatti appare come l’evento più naturale e allo stesso tempo più innaturale che esista. È naturale, perché ogni essere vivente, sulla terra, muore. È innaturale, perché il desiderio di vita e di eternità che noi sentiamo per noi stessi e per le persone che amiamo ci fa vedere la morte come una condanna, come un ‘contro-senso’”. “Molti popoli antichi hanno sviluppato riti e usanze legate al culto dei morti, per accompagnare e ricordare chi si incamminava verso il mistero supremo”, ha argomentato il Papa. Oggi, invece, “spesso si evita anche di visitare i cimiteri, dove chi ci ha preceduto riposa in attesa della risurrezione”.

Che cosa è dunque la morte? “È davvero l’ultima parola sulla nostra vita? Solo l’essere umano si pone questa domanda, perché lui solo sa di dover morire.

Ma l’esserne consapevole non lo salva dalla morte, anzi, in un certo senso lo ‘appesantisce’ rispetto a tutte le altre creature viventi. Gli animali soffrono, certamente, e si rendono conto che la morte è prossima, ma non sanno che la morte fa parte del loro destino. Non si interrogano sul senso, sul fine, sull’esito della vita”. “Nel constatare questo aspetto, si dovrebbe allora pensare che siamo creature paradossali, infelici, non solo perché moriamo, ma anche perché abbiamo la certezza che questo evento accadrà, sebbene ne ignoriamo il come e il quando”, ha osservato il Pontefice: “Ci scopriamo consapevoli e allo stesso tempo impotenti”.

“Probabilmente da qui provengono le frequenti rimozioni, le fughe esistenziali davanti alla questione della morte”, la tesi del Papa, che sulla scorta di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ha definito la morte “un grande maestra di vita”. “Sapere che esiste e soprattutto meditare su di essa ci insegna a scegliere cosa davvero fare della nostra esistenza”, ha affermato Leone XIV: “Pregare, per comprendere ciò che giova in vista del regno dei cieli, e lasciare andare il superfluo che invece ci lega alle cose effimere, è il segreto per vivere in modo autentico, nella consapevolezza che il passaggio sulla terra ci prepara all’eternità”.

“Eppure molte visioni antropologiche attuali promettono immortalità immanenti, teorizzano il prolungamento della vita terrena mediante la tecnologia”, la denuncia del Papa: “È lo scenario del transumano,

che si fa strada nell’orizzonte delle sfide del nostro tempo”. “La morte potrebbe essere davvero sconfitta con la scienza? Ma poi, la stessa scienza potrebbe garantirci che una vita senza morire sia anche una vita felice?”, gli interrogativi esigenti del Pontefice.

“L’evento della Risurrezione di Cristo ci rivela che la morte non si oppone alla vita, ma ne è parte costitutiva come passaggio alla vita eterna”.

Così il Papa ha riassunto il senso cristiano della morte: “La Pasqua di Gesù ci fa pregustare, in questo tempo colmo ancora di sofferenze e di prove, la pienezza di ciò che accadrà dopo la morte”, ha affermato citando l’evangelista Luca, che “sembra cogliere questo presagio di luce nel buio quando, alla fine di quel pomeriggio in cui le tenebre avevano avvolto il Calvario, scrive: ‘Era il giorno della Parasceve e già risplendevano le luci del sabato’”. “Questa luce, che anticipa il mattino di Pasqua, già brilla nelle oscurità del cielo che appare ancora chiuso e muto”, ha commentato il Pontefice: “Le luci del sabato, per la prima ed unica volta, preannunciano l’alba del giorno dopo il sabato: la luce nuova della Risurrezione”.

“Solo questo evento è capace di illuminare fino in fondo il mistero della morte”, ha assicurato il Papa: “In questa luce, e solo in essa, diventa vero quello che il nostro cuore desidera e spera: che cioè la morte non sia la fine, ma il passaggio verso la luce piena, verso un’eternità felice. 

Il Risorto ci ha preceduto nella grande prova della morte, uscendone vittorioso grazie alla potenza dell’Amore divino. Così ci ha preparato il luogo del ristoro eterno, la casa in cui siamo attesi; ci ha donato la pienezza della vita in cui non vi sono più ombre e contraddizioni. Grazie a Lui, morto e risorto per amore, con San Francesco possiamo chiamare la morte ‘sorella’. Attenderla con la speranza certa della Risurrezione ci preserva dalla paura di scomparire per sempre e ci prepara alla gioia della vita senza fine”..

(Foto Calvarese/SIR)


M. MICHELA NICOLAIS 10 dic 2025 12:13