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Goma
29 gen 2025 07:47

Congo: occupazione e violenza nel Nord Kivu

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Da alcuni giorni i ribelli del movimento M23, sostenuti dal Rwanda, hanno occupato e messo a ferro e fuoco la città di Goma, nella provincia orientale del Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo

Si va facendo sempre più preoccupante la situazione a Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu con un milione di abitanti, all’est della Repubblica democratica del Congo, per le azioni violente dei ribelli tutsi del movimento M23, sostenuti dal Rwanda, che prima hanno occupato la città per metterla, poi, a ferro e fuoco. A Goma “la popolazione vive in una paura indescrivibile”: da quattro giorni manca l’acqua e l’elettricità e “i bisogni umanitari cominciano a farsi sentire perché la popolazione è chiusa in casa dalla fine della settimana scorsa. I mercati sono chiusi”. Intere famiglie si rifugiano nelle chiese, nelle case e in altri alloggi di fortuna. Lo racconta da Kinshasa don Edouard Makimba Milambo, segretario esecutivo di Caritas Congo, in costante contatto con le Caritas di Goma, dove sono in corso scontri con le forze armate congolesi (Fardc) e i suoi alleati (Wazalendo). 

Questa ondata di violenza nel Paese africano è solo l’ultimo capitolo di un conflitto che dura da circa 30 anni, con oltre 10 milioni di vittime, e le cui motivazioni più o meno esplicite è il controllo delle terre rare e delle risorse minerali della regione, tra cui il coltan e la cassiterite, tutti necessari all’industria high tech. L’80% del coltan mondiale proviene proprio dal Nord Kivu.

I ribelli del gruppo armato M23 e i soldati ruandesi controllerebbero, secondo fonti locali, l'aeroporto di Goma. Sarebbero oltre 100 morti e quasi 1.000 feriti di questo primi giorni di scontri nella città. "Molti corpi sono ancora in città e devono essere recuperati al più presto", ha dichiarato un medico presente nella città, con gli ospedali vicini al collasso per l’arrivo di centinaia di feriti. Gli scontri stanno mettendo a rischio anche il laboratorio sull'Ebola a Goma, secondo l'allarme lanciato dalla Croce Rossa, per la quale le violenze possono causare la fuga di campioni del virus e di altri agenti patogeni conservati nella struttura dell'istituto nazionale di ricerca biomedica "con conseguenze inimmaginabili se i campioni dovessero diffondersi".

L'escalation della violenza ha portato manifestanti ad attaccare le ambasciate di Francia, Belgio, Uganda, Ruanda e Kenya nella capitale Kinshasa, accusando l’Occidente di restare immobile dinanzi al dramma che si sta consumando nel Paese. Nonostante le fonti in loco non siano facilmente raggiungibili per la mancanza di connessione internet don Makimba Milambo riferisce di condizioni drammatiche a Goma 

“La mattina di giovedì 23 gennaio sono stati ammessi all’ospedale di Ndosho 120 feriti in più, portando il totale a 250 pazienti”.

La città di Goma, che già ospitava nei campi 680mila sfollati, ha visto in questi giorni l’arrivo di altri 180mila, con una pressione enorme che rende difficile il soddisfacimento dei bisogni di base.

il vescovo di Goma Willy Ngumbi Ngengele, in un messaggio diffuso ieri, descrive la situazione nella città, dove il bombardamento del reparto di neonatologia dell’ospedale generale Charité maternelle avrebbe “causato la morte di neonati”. Presa di mira anche la procura diocesana, con la distruzione dei “vetri del nuovo stabile recentemente inaugurato”, come pure “il saccheggio, da parte della popolazione e qualche volta da parte dei militari, di negozi e magazzini”: “Tutto ciò aggrava una situazione umanitaria già deplorevole”. Il vescovo ha lanciato un appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto armato e alla popolazione per “il rispetto assoluto della vita umana e delle infrastrutture private e pubbliche”, in virtù “della dignità umana e del diritto internazionale”. In particolare ha chiesto “di garantire la protezione della vita, l’accesso ai servizi di base e di evitare le violenze sessuale”. Mons. Ngumbi Ngengele ha anche assicurato “la vicinanza e compassione della Chiesa cattolica” ai feriti e alle famiglie delle vittime ed esorta “i fedeli e ogni persona di buona volontà a prestare l’aiuto necessario a chiunque sia nel bisogno”.

Nei prossimi giorni è previsto un messaggio alla nazione da parte del presidente della R.D. Congo Felix Tshisekedi. Una riunione governativa ha stabilito l’intenzione di “restaurare l’autorità dello Stato a livello della provincia del Nord Kivu – dice padre Makimba Milambo -; sollevare la questione umanitaria in seguito al taglio di acqua e elettricità; esplorare il modo di uscire dalla crisi tenendo conto degli aspetti politici e diplomatici”.

Caritas italiana è in contatto con la Caritas locale con la quale collabora da anni per il sostegno alla popolazione della regione orientale. La Caritas, molto presente nella regione del Kivu con numerosi programmi di aiuto alla popolazione sta monitorando la situazione e predisponendo un piano per l’assistenza ai nuovi sfollati. “Ora il nostro scopo è sensibilizzare la rete internazionale delle Caritas per invitarli ad un lavoro di sinergia – conclude il segretario generale di Caritas Congo Asbl -.  Chiediamo un’azione sinergica per non disperdere le forze e mettere in atto un piano d’azione”.

Intanto in Italia la rete “Insieme per la pace in Congo”, tramite il suo portavoce John Mpaliza, condanna l’occupazione di Goma e chiede “un immediato cessate il fuoco”. La rete denuncia soprattutto “la politica dei due pesi e due misure della comunità internazionale e in particolar modo dell’Unione europea, che non ha mai nascosto il proprio sostegno al regime di Kigali, arrivando a firmare il 19 febbraio 2024 un accordo economico, a dir poco criminale, per l’approvvigionamento di minerali come il coltan, l’oro e il tungsteno, che il Rwanda non possiede e che, secondo alcuni rapporti del gruppo di esperti delle Nazioni Unite, vengono saccheggiati proprio nell’Est della Repubblica democratica del Congo. Denunciamo anche il ripetuto finanziamento dell’Unione europea all’esercito rwandese per svariate decine di milioni di euro in questi ultimi anni”. Una guerra, concludono, che “molto ipocritamente e per evidenti interessi economici, viene derubricata a sconto tribale, in modo da poter continuare i loschi commerci e la rapina di risorse di cui è ricchissima tutta la R.D. Congo”.

Sul fronte internazionale, il Consiglio di sicurezza Onu ha chiesto una riunione urgente lunedì per discutere dell'escalation dei combattimenti nella Repubblica Democratica del Congo orientale. L'incontro, richiesto da Kinshasa, è stato appoggiato anche dalla Francia.

29 gen 2025 07:47