Smartphone a scuola: il divieto per le superiori
Torniamo a parlare di smartphone e della linea rigorosa promossa dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in merito al loro utilizzo nelle aule scolastiche. Esiste già da quest’anno, introdotto nel settembre 2024, un divieto per l’uso degli smartphone nelle scuole, limitato però alle elementari e alle medie. Un’iniziativa fortemente voluta da Viale Trastevere, che lo stesso ministro ha recentemente commentato così: “È andata molto bene”. Le scuole hanno recepito l’indicazione, contenuta in un’apposita circolare, e c’è stato – ha spiegato Valditara – “grande consenso da parte dei docenti, delle famiglie, ma anche sorprendentemente da parte degli studenti, perché un momento per disintossicarsi a loro fa molto bene”. Il passo avanti annunciato riguarda ora le scuole superiori: il ministro, intervenendo a Porta a Porta, ha affermato che i cellulari saranno vietati anche in classe, “anche se dovessero essere utili per scopi didattici”. La nuova circolare sarà firmata nelle prossime settimane ed entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico.
La “battaglia” di Valditara ha avuto un’ulteriore evoluzione anche in ambito europeo. Sempre durante la trasmissione televisiva, il ministro ha ricordato: “Ho portato a Bruxelles una proposta di raccomandazione per vietare l’utilizzo del cellulare in tutte le scuole dell’Unione europea. Una proposta che ha avuto un grande consenso da parte di Francia, Svezia e tanti altri Paesi”. Il tema si collega anche a una proposta di legge in discussione in Parlamento – bipartisan – che mira a vietare l’uso dei social media sotto i 15 anni.
Il tema dell’uso degli smartphone tra i giovani, tuttavia, non può essere ridotto a una presunta “tecnofobia”, come hanno sostenuto alcune critiche. Si tratta di una questione educativa seria, affrontata a diversi livelli, e su cui molte ricerche hanno già lanciato l’allarme: danni al cervello, dipendenza, difficoltà relazionali.
Il nodo centrale resta quello della difficoltà di un’azione davvero efficace. Anche se la scuola riuscisse a diventare uno spazio libero dagli smartphone, come gestire il resto del tempo in cui ragazzi e ragazze vivono immersi nei dispositivi? È qui che entra in gioco la responsabilità dell’intera comunità educante. “Avere un ragazzo che durante l’orario scolastico non usa lo smartphone e poi si attacca ai social nelle successive otto ore rimane un serio problema”, osserva il pedagogista Daniele Novara, che sottolinea anche le fragilità di molte famiglie nel fronteggiare una sfida così complessa e con enormi risvolti economici.
Che fare, allora? Un proverbio recita: “Piuttosto che niente, meglio piuttosto”. Occorre partire da qualche parte, promuovendo uno sguardo ampio e responsabile sui divieti, affinché non diventino semplici muri, ma occasioni concrete per crescere.
(Foto SIR/Midjourney)
