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di GABRIELE BAZZOLI 06 ago 2015 00:00

Amichevoli estive

Se parliamo di giovani (e non di adolescenti) non possiamo negare che in pochi anni è cambiato tanto il loro rapporto con la Chiesa bresciana

Per gli amanti del calcio, questo è un periodo difficile. Lungi dal provare ad allargare i propri orizzonti guardando altri sport oppure (addirittura!) sfogliando un libro, tentano di non perdere dimestichezza con il gioco preferito appassionandosi al calcio mercato oppure guardando in tv le amichevoli estive delle proprie squadre del cuore. E sulle amichevoli estive si sprecano le definizioni, non tutte riportabili, che, all’incirca convergono su un punto: non servono a niente.

Non servono per i punti o le classifiche, perché sono amichevoli; non servono per capire il valore dei giocatori (altrimenti Giovinco e Messi sarebbero allo stesso livello); non servono nemmeno per definire la formazione tipo, visto che all’ultima ora del mercato arrivano giocatori nuovi. Eppure non sono inutili e gli allenatori esperti lo sanno. Non sono inutili perché quando ti accorgi che stai perdendo 3 a 0 e hai concluso il primo tempo e guardi le facce dei tuoi giocatori capisci che squadra sarà, quella che affronterà la stagione. Se vedi le facce allegre e le alzate di spalle: “Tanto è un amichevole”; se vedi i volti già sconfitti; se senti accampare la scusa della preparazione troppo pesante; se i giocatori battibeccano dandosi la colpa dei gol subiti, lo sai che non andrà bene.

Se facciamo una fotografia della situazione giovanile nell’estate 2015 è facile sentirsi come all’intervallo dell’amichevole estiva nella quale si è sotto 3 a 0. Se parliamo di giovani (e non di adolescenti) non possiamo negare che in pochi anni è cambiato tantissimo, rispetto al loro rapporto con la Chiesa bresciana, da qualsiasi prospettiva vogliamo guardare: il calo di matrimoni e vocazioni, la presenza di gruppi giovani in oratorio, la diminuzione delle direzioni spirituali… Poi,certo, è bello notare le tante esperienze e persone che stanno crescendo ma, difficile negarlo, si tratta di qualche bella azione in contropiede dentro una partita nella quale la palla l’abbiamo vista poco. Arriva l’intervallo, la squadra rientra negli spogliatoi.

Possiamo dire che la colpa è del mister che ha sbagliato formazione, possiamo dire che noi avremmo sempre voluto giocare in un’altra posizione, che da mezz’ala rendiamo di più, possiamo anche dire che l’arbitro ci ha rubato un gol. Ma è chiaro che così continueremo a perdere. Oppure possiamo guardarci in faccia, dirci che là fuori non c’è il Barcellona, che stiamo giocando troppo male per quello che siamo e provare a giocare di squadra. Anzi di Chiesa.
GABRIELE BAZZOLI 06 ago 2015 00:00