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di ADRIANO BIANCHI 17 gen 2019 16:57

C’è spazio per una nuova rete bianca?

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Non è difficile leggere tra le righe di questo momento storico un più o meno esplicito desiderio da parte dei cattolici di ritornare a essere protagonisti sulla scena politica del Paese

Non è difficile leggere tra le righe di questo momento storico un più o meno esplicito desiderio da parte dei cattolici di ritornare a essere protagonisti sulla scena politica del Paese. A cent’anni dall’appello di don Sturzo ai liberi e forti il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, lo scorso 14 gennaio ha detto: “Governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento”. E quasi chiosando le parole del fondatore del Partito Popolare Italiano ha continuato: “Ai liberi e forti di oggi dico: lavorate insieme per l’unità del Paese, fate rete, condividete esperienza e innovazione. Come Chiesa assicuro che faremo la nostra parte con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega, per meritarci fino in fondo la considerazione e la stima del nostro popolo”. Una nuova chiamata all’impegno, alla responsabilità politica diretta dei laici cattolici in Italia? Una “rete bianca” da ricostruire e da esplicitare in un progetto politico, in un protagonismo di persone, di idee e di valori? Forse. “Più di ieri − ha ricordato ancora Bassetti − c’è bisogno di questa società civile organizzata, c’è bisogno dei corpi intermedi, di quella sussidiarietà che risponde alle povertà e ai bisogni con la forza dell’esperienza e della creatività, della professionalità e delle buone relazioni”. Quasi a dire che non bastano le buone prassi diluite nel contesto sociale e i buoni politici in libertà, ma che la ricostruzione di corpi intermedi capaci di dare risposte concrete ai bisogni del popolo potrebbe essere una prospettiva plausibile per il futuro. Verrebbe da dire: siamo davanti a un sogno, una missione impossibile nell’epoca in cui il consenso si radicalizza, i populismi si coniugano con gli individualismi e la cultura della disintermediazione generata dal progresso digitale è sempre più dominante. Dove guardare per tracciare un percorso? E chi potrebbe dare concretezza a un progetto? Ci sono almeno tre bacini tradizionali che però non godono sfortunatamente di buonissima salute.

Il primo è l’associazionismo. I cattolici nel sociale ci sono e non sono pochi. Solo pensando ai bresciani impegnati a livello nazionale in diversi settori spiccano alcune figure che oggi hanno responsabilità di primo piano. Dalle Acli di Roberto Rossini, alla Coldiretti di Ettore Prandini, fino a Marco Menni vicepresidente di Confcooperative e tanti altri a diversi livelli. Il vivere associato però fatica a reggere. L’età media di chi si associa è sempre più alta, è in crisi la percezione della necessità di trovarsi insieme per formarsi, per perseguire un obiettivo. Soprattutto le associazioni cattoliche storiche hanno faticato a ripensarsi, ad adeguare strumenti, strutture. L’impegno è stato tantissimo, ma è bastato? A ogni tornata elettorare i partiti pescano cattolici da questo mondo... quanti riescono a lasciare un segno? Quanti, inghiottiti e bloccati dal sistema, tornano con le pive nel sacco? Il secondo bacino sono la politica locale e il civismo. La cosiddetta società civile e coloro che lodevolmente si sono già sperimentati da cattolici a livello amministrativo anche qui non sono pochi. Sindaci cattolici che oggi militano in partiti opposti, a volte espressione di liste civiche e legate al territorio, hanno dato prova di un lavoro competente e riconosciuto nei loro Comuni. Ci sono poi figure impegnate nella cultura, nell’università, nelle professioni che potrebbero non essere distanti da un progetto nuovo fuori dai partiti conosciuti. Le attese che aveva evocato ad esempio l’esperienza di Scelta Civica aveva affascinato tanti cattolici di valore che si erano buttati in quel progetto poi miseramente imploso. Ma chi di questi vorrà ancora rischiare altre strade? Infine il bacino, non meno in crisi, delle diocesi e delle parrocchie. Quelle che mettono in piedi ancora le scuole di politica, formano persone magari attorno a preti carismatici, educano al servizio gratuito e non smettono di avere le mani in pasta con la vita del la gente. Chissà se una “rete bianca” di alcuni nuovi liberi e forti di questi mondi potrà riprovarci? Non dovremo lasciarli soli. 

ADRIANO BIANCHI 17 gen 2019 16:57