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di TOMASINO FERLINGHETTI 08 ott 2015 00:00

Carità e accoglienza

Nessuno ha la soluzione facile,ma certamente non bisogna chiudersi nell’egoismo e voltare la testa per non vedere

Come già ripreso dal nostro Vescovo nella lettera pastorale del 2011 “Stranieri, ospiti, concittadini”, vorrei tornare su quanto il Centro migranti ha sempre sostenuto e ne ha fatto punto di forza nella sua missione: la distinzione tra carità ed accoglienza.

Nei momenti di emergenza, non dobbiamo lasciare nessuno nella disperazione, dobbiamo intervenire per aiutare la persona a rialzarsi e continuare il suo percorso di vita. La concretezza deve essere una caratteristica della carità nella vita dei cristiani. Abbiamo la possibilità di realizzare il messaggio d’amore lasciato da Gesù Cristo “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

Vogliamo che l’accoglienza sia un obbiettivo primario del nostro Centro Migranti. I popoli non sono una realtà statica ma dinamica. Sono persone che giungono in Italia scappando da guerre, persecuzioni e carestie. “Chiudersi all’altro” per la religione o il colore della pelle è negarsi a noi stessi. Certo l’accoglienza è un impegno da non sottovalutare quelli che ospitiamo sono uomini e donne che chiedono vicinanza. L’appello del vescovo Monari rivolto ai sacerdoti, alle parrocchie non sono altro che un richiamo a ciò che il Vangelo ci indica perché la carità è uno degli aspetti fondamentali della nostra fede. L’accoglienza deve essere un dovere non solo per il cristiano, perché, come recita l’articolo 1 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo “Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in uno spirito di fraternità”.Il nostro presente è attraversato da mille sconvolgimenti , da mutamenti epocali che impongono a chi ha responsabilità pubbliche di prendere decisioni difficili,affrontando problemi come quelli che derivano dalla migrazione di una moltitudine di uomini, donne e bambini che scappano dalla fame,dalla violenza. La loro speranza è una vita migliore non possiamo lasciarli soli. Non permettiamo che molte donne finiscano nelle mani di criminali.

Nessuno ha la soluzione facile,ma certamente non bisogna chiudersi nell’egoismo e voltare la testa per non vedere. Dunque l’accoglienza è possibile. Si devono dare informazioni chiare che rimuovano le paure singole e collettive, si deve chiudere con la strumentalizzazione politica e guardare all’altro, non come una minaccia ma come un’opportunità. “Bisogna fare in fretta, i poveri non possono aspettare”.
TOMASINO FERLINGHETTI 08 ott 2015 00:00